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Cani, topi e pappagalli: anche gli animali si annoiano

ANCHE gli animali, nel loro piccolo, si annoiano. A dirlo sono i risultati di uno studio appena pubblicato sulla rivista Animal Behaviour da Charlotte Burn, docente al Royal Veterinary College di Londra: la ricercatrice si è chiesta, per l’appunto, se, come e quanto gli animali possano provare sensazioni simili alla noia umana, individuando una serie di parametri per misurarle quantitativamente. Un campo di ricerca finora poco battuto, ma importante perché può avere ricadute anche per gli esseri umani: “Al momento, sono ancora pochi gli studi sulla noia animale”, spiega l’autrice del lavoro a Repubblica, “ma tutti vanno nella stessa direzione: gli animali, se confinati in ambienti privi di stimoli o costretti a compiere attività ripetitive che non gradiscono, provano sensazioni simili alla noia, il che provoca l’insorgenza di comportamenti anomali, tra cui iperattività o maggiore sensibilità a stimoli esterni. Studiare la noia animale è importante perché aiuta a comprendere meglio la noia umana, notoriamente correlata a depressione, comportamenti a rischio e addirittura tendenze criminali”.

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Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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