Celiachia, in Italia casi raddoppiati in 25 anni

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I dati balzano agli occhi: in Italia dalla fine degli anni ’90 ad oggi i casi di celiachia nei bambini sono raddoppiati. Il risultato è stato appena presentato al 6° World Congress of Paediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition a Vienna. Complice dell’aumento – che non riguarda soltanto il nostro paese – la maggiore attenzione al problema, che porta a scoprirlo più facilmente che in passato.


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Lo screening e la diagnosi di celiachia

I ricercatori italiani hanno condotto uno studio, un trial multicentrico, CELI SCREEN. L’indagine, coordinata da Elena Lionetti, ha preso in considerazione quasi 8mila bambini dai 5 agli 11 anni in 8 province italiane. Lo screening si è svolto in questo modo: inizialmente gli autori hanno svolto un test genetico tramite prelievo di sangue verificando la presenza di mutazioni degli antigeni leucocitari umani (HLA). In caso di alterazioni, poi, si effettuava poi il test degli anticorpi specifici associati all’intolleranza al glutine. Terzo passo, la diagnosi viene confermata seguendo i criteri diagnostici fissati dall’European Society of Pediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition (Espghan), che nei bambini sono spesso non invasivi (in molti casi nei piccoli non serve più biopsia con la gastroscopia).

Celiachia, casi raddoppiati

Dallo screening per la celiachia è emerso che nel campione studiato la prevalenza, ovvero la frequenza del disturbo, è dell’1,6%. Questa prevalenza è più alta di quella relativa alla popolazione generale, stimata secondo i dati ufficiali, riportati dall’Istituto Superiore di Sanità, pari all’1%. I risultati indicano che, sulla base di questo campione, la prevalenza risulta doppia rispetto a quella rilevata nei bambini 25 anni fa. “Il nostro parere”, sottolinea Lionetti, che è docente del dipartimento di Pediatria all’Università Politecnica delle Marche, “è che ci siano più casi di malattia celiaca rispetto al passato e che non potremmo scoprirli senza una strategia per svolgere lo screening”.

I pazienti sono di più, prosegue Lionetti, rispetto a quelli rilevati usualmente nei bambini che accedono al percorso diagnostico perché hanno sintomi. I motivi sono da ricercare nel fatto che svolgendo test più diffusi, emerge un numero maggiore di casi che include probabilmente anche quelli meno sintomatici.

Perché fare lo screening

Il risultato è rilevante anche perché indica che screening più estesi, di massa, come questo, sono utili per individuare i casi sommersi. Attualmente il 70% delle persone con celiachia non riceve una diagnosi, sottolinea la ricercatrice Lionetti. Individuare precocemente questi pazienti, con test non invasivi, è importante anche per evitare danni ai villi intestinali, malassorbimento di nutrienti e altre condizioni di salute come problemi di crescita e nell’adulto osteoporosi, associati spesso alla celiachia non diagnosticata.

Promemoria: cos’è la celiachia

La celiachia è una malattia autoimmune che colpisce l’intestino dovuta a un’intolleranza permanente al glutine. Solo pochi anni fa era considerata malattia rara, dato che colpiva circa una persona su mille, mentre oggi è diventata malattia cronica dato le statistiche indicano che la prevalenza è di 1 su 100. Può colpire a qualsiasi età e in alcuni casi i sintomi possono essere molto sfumati e quasi assenti, mentre in altri molto invalidanti. Oltre ai sintomi gastrointestinali (dolori addominali, gonfiore, diarrea), possono essere anemia sideropenica, nei bambini e nei ragazzi problemi di crescita e sviluppo, carenze nutrizionali, nell’adulto formicolii, facilità alle fratture e altri sintomi. L’esclusione totale e rigorosa, per tutta la vita, degli alimenti contenenti glutine dalla dieta, è l’unica terapia ad oggi disponibile.

Riferimenti: World Congress of Paediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition