Celiachia, solo test del sangue per i bambini

Endoscopia addio: d’ora in poi, per la diagnosi della celiachia nei bambini basterà una semplice e veloce analisi del sangue, senza necessità di ricorrere a esami più invasivi e traumatici. La novità è stata introdotta con l’aggiornamento delle linee guida del Ministero della salute, appena presentate al IV Convegno Nazionale dell’Associazione italiana celiachia (Aic).

“Nel 2014”, ha detto in un comunicato Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, “in Italia sono risultati più di 170mila celiaci accertati; il dato è in continuo aumento e risultano ancora non diagnosticati più di 400mila celiaci. Tutelare questi pazienti è un dovere, anche perché così facciamo un’importante ‘operazione’ di prevenzione e, quindi, di contenimento della spesa sanitaria”. L’unico modo per diagnosticare con certezza la celiachia, al momento, è l’analisi dei villi intestinali, prelevati tramite endoscopia; tuttavia, le linee guida della European Society of Pediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition (Espghan) hanno evidenziato che nei bambini con livelli di anticorpi specifici 10 volte superiori alla norma, rilevabili tramite analisi del sangue, non è più necessario sottoporsi a endoscopia (che resta invece indispensabile negli adulti): “Questo nuovo approccio rapido”, ha spiegato all’Ansa Marco Silano, membro del gruppo di lavoro che ha definito le nuove raccomandazioni e direttore del reparto di Alimentazione, nutrizione e salute dell’Istituto superiore di sanità, “semplifica la diagnosi e rende meno traumatico l’iter diagnostico per i bambini, agevolando l’individuazione della malattia e consentendo di ridurre le diagnosi errate”.

La diagnosi tempestiva della malattia è assolutamente cruciale per il benessere dei pazienti: se non individuata in tempo, infatti, la celiachia “espone a conseguenze anche gravi”, come ricorda Gino Roberto Corazza, professore di medicina interna all’Università di Pavia, “dall’osteoporosi alla malnutrizione con ritardo di crescita nei bambini, dall’infertilità nelle donne fino all’aumento del rischio di tumori intestinali”. Oltre alla diagnosi, naturalmente, è altrettanto importante il follow-up della malattia: in proposito, le linee guida raccomandano controlli a scadenze regolari, il primo a un anno dalla diagnosi e successivamente ogni due anni, salvo complicazioni.

Via: Wired.it

Credits immagine:

Daniel X. O’Neil/Flickr CC

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