Ciro, autopsia di un baby dinosauro italiano

Ha vissuto solo per pochi giorni, ma ha molto da raccontare. Ciro, o meglio Scipionyx samniticus, il piccolo dinosauro italiano scoperto nel 1980 a Pietraroia (Benevento), è infatti l’unico al mondo in cui si sono fossilizzati anche gli organi interni. E questo lo rende il primo a poter essere sottoposto a una autopsia in piena regola. 

“Autopsia che non rivela soltanto le nude ossa, ma una vita intera, rimasta intrappolata nella pietra per 110 milioni di anni”. Le parole sono quelle con cui Cristiano Dal Sasso, il paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano che ha dedicato a Ciro più di 15 anni della sua carriera, ha aperto la conferenza stampa per annunciare i risultati degli esami e degli ultimi studi. 

Al dinosauro, che si era meritato la copertina di Nature nel 1998 (vedi Galileo), va ora un’intera monografia di quasi 300 pagine su Memorie, la pubblicazione della Società Italiana di Scienze Naturali (dove un cenno a parte meritano le bellissime illustrazioni donate da vari artisti e i disegni anatomici di Marco Auditore). I ricercatori hanno presentato dei risultati davvero strabilianti: il dettaglio a cui si è arrivati è impressionante e ciò che mostra è inedito per tutti i paleontologi

Cinque anni di Tac (eseguite dall’Ospedale Maggiore di Milano), di scansioni al microscopio elettronico e alla luce ultravioletta, e di esami chimico-fisici hanno rivelato i vasi sanguigni, tra cui persino un capillare ramificato, e la struttura striata delle fibre muscolari. Intatta anche la morfologia della struttura cellulare delle ossa, le cartilagini articolari, i legamenti tra le vertebre. I tessuti molli rivelano poi parte del fegato (vedi Galileo), dell’esofago, della trachea e l’intero intestino, dove si riconosce anche il duodeno, simile a quello di un piccolo canarino odierno. E dove sono visibili microsferule: i batteri che lo hanno colonizzato e che hanno favorito il processo di fossilizzazione. Tutto appare come fosse stato congelato poco prima. 

Lo studio anatomico di dettaglio – 360 strutture sono state comparate con quelle di 95 specie diverse – ha permesso di riconoscere i caratteri infantili e di escluderli per poi procedere alla classificazione. “ Ci troviamo di fronte a un esemplare davvero giovane, un neonato che ha pochi giorni, se non ore, di vita”, ha detto Simone Maganuco, paleontologo del museo e co-autore della monografia: “ Sul cranio, dove inizialmente sembrava mancare un osso abbiamo riconosciuto la fontanella ancora aperta, e l’intestino è leggermente spostato rispetto alle posizioni classiche per far posto al sacco del tuorlo, come succede oggi nei coccodrilli e negli uccelli”. 

I ricercatori sono anche risaliti al gruppo di appartenenza, grazie all’esame di oltre 32mila caratteri.
Ciro fa parte certamente dei teropodi (lo stesso dei Velociraptor), quadrupedi dalla dieta varia, e, in particolare, sarebbe un Compsognathidea, dinosauri che non superavano i 2-3 metri di lunghezza e con un accenno di piume. 

Gli ultimi pasti del piccolo sono ben visibili lungo tutto il tratto digerente, dallo stomaco al retto. I ricercatori vi hanno riconosciuto un pesce simile alla sardina, le cui scaglie ne indicano persino l’età (9 stagioni), e una zampa di una lucertola grande quanto lo stesso Ciro e presumibilmente procacciata dai genitori. 

Impossibile accertare, per ora, le cause della morte. La bocca aperta non indicherebbe soffocamento, ma sarebbe dovuta a una contrazione post-mortem. Quello che è certo è che fu sepolto dal fondo fangoso del mare in brevissimo tempo, in condizioni di pH tali e in una modalità che ha permesso la compattazione e la cristallizzazione delle strutture dei tessuti molli. La roccia conserverebbe persino i “resti” del sangue, rivelati da una concentrazione altissima di ferro. 

Purtroppo, per mancanza di fondi, al momento non sono previsti altri scavi nella zona che ha dato alla luce Ciro, che è semplicemente sottoposta a vincolo e recintata; il piccolo resterà conservato sotto tutela e in deposito presso la Soprintendenza per i beni architettonici, paesaggistici e culturali di Salerno e Avellino, mentre il Museo di Milano ha in concessione l’unico calco del fossile.

Credit immagine: Davide Bonadonna

Via wired.it

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