Era nascosta nel nord dell’Iraq, in prossimità del piccolo villaggio curdo di Bassetki, non lontano dei territori controllati dalllo Stato islamico, quello che potrebbe essere un avamposto del regno Accadico (2340-2200 a.C.), considerato il primo impero della storia umana. Il grande insediamento urbano dell’Età del Bronzo, ritrovato dal team di Peter Pfälzner dell’Università di Tubinga, risale al 3000 a.C. e sembra prosperò per 1200 anni, ma alcuni strati dell’insediamento risalgono appunto anche al periodo del regno Accadico.
Le analisi compiute dagli archeologi rivelano che si trattava di una città fortificata, protetta dagli invasori grazie a un muro eretto intorno al 2700 a.C. e che ne circondava la parte superiore. il sito comprendeva anche un’area abitata, più in basso fuori dal centro ed estesa per un chilometro, un cimitero appena fuori la città, vari distretti residenziali, grandi edifici e un’ampia rete stradale. La presenza inoltre di frammenti di tavolette assire cuneiformi del 1300 a.C. circa suggerisce l’esistenza di un tempio dedicato al dio mesopotamico del clima Adad.
È in questi dettagli che emerge il possibile ruolo nevralgico dell’insediamento di Bassetki, un punto di incontro fra le diverse culture presenti nell’area – quella mesopotamica e anatolica– e con le quali rimaneva in contatto attraverso una via di comunicazione datata intorno al 1800 a.C.
Un ritrovamento che aiuta anche gli studiosi a risolvere un piccolo mistero rimasto insoluto per decenni: la famosa “statua di Bassetki”, frammento bronzeo della figura del dio-re accadico Naram-Sim, qui trovata nel 1975 e trafugata dal Museo Nazionale di Baghdad durante la guerra in Iraq del 2003, aveva lasciato gli archeologi incapaci di spiegarne la collocazione. La scoperta del team di Pfälzner svela le origini di questo importante reperto dell’Età del Bronzo e consolida l’ipotesi del ruolo cruciale del sito di Bassetki nella storia culturale della regione.
Ma gli esperti son convinti che si tratti di un territorio che non ha ancora svelato tutte le sue ricchezze: un altro progetto, sempre coordinato dal gruppo dell’Università di Tubinga, ha infatti portato alla luce 300 nuovi siti finora sconosciuti, in un’area che raggiunge i confini con la Turchia e la Siria. Una ricchezza che necessita studi approfonditi: “Stiamo infatti progettando di stabilire in questa zona, un progetto di ricerca archeologica a lungo termine, in collaborazione con i nostri colleghi curdi” conclude Pfälzner.
Riferimenti: University of Tübingen
(Credits immagini: P. Pfälzner)
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