Ambiente

Coccinelle: più sono colorate, più sono tossiche

Sarà perché pensiamo che portino fortuna, ma per noi le coccinelle (Coccinellidae) sono da sempre l’insetto più amato, simpatico e carismatico. E se agli occhi dei loro predatori quei colori, che noi troviamo attraenti, apparissero invece repellenti, un avvertimento di quanto i loro corpicini possano essere tossici? Una ricerca delle università di Exeter e Cambridge ha appena scoperto che la luminosità del colore di questi piccoli insetti è indicativa della loro tossicità. E funziona molto bene: lo studio, pubblicato su Scientific Reports, rileva che le specie di coccinelle più vistose e colorate sono le meno predate e attaccate dagli uccelli.

Non solo rosse e nere

Sebbene quelle rosse con le macchie nere siano per noi le più familiari, le coccinelle sono in realtà un gruppo altamente eterogeneo di specie, presenti in colori e fantasie diverse, dal giallo all’arancione, fino al marrone mimetico. La colorazione brillante è un vero e segnale di pericolo (colorazione aposematica) rivolto a eventuali predatori: “Attenzione, sono provvista di sostanze chimiche maleodoranti e velenose, non mi mangiare”.

Gli scienziati hanno misurato la tossicità dell’insetto usando un test biologico, cioè contando il numero di Daphnia morte (minuscoli crostacei) in acqua contenente le diverse tossine prodotte dalle coccinelle. I risultati hanno dimostrato che le cinque specie più comuni hanno ciascuna diversi livelli di tossicità e che le specie con i colori più vivaci e vistosi, rispetto alla vegetazione in cui vivono, hanno un grado di tossicità più elevato.

Una coccinella Illeis galbula. Foto di Graham Wise from Brisbane, Australia, via Wikipedia.

“Le specie relativamente poco appariscenti, come la coccinella lariceAphidecta obliterata – hanno come strategia di difesa l’evitare di essere viste (come il criptismo, nda). Al contrario, le specie più appariscenti e colorate, come la coccinella con due sole macchie nere – l’Adalia bipunctata – altamente tossica, segnalano la loro capacità di difesa ai predatori, come gli uccelli”.

Per il test, i ricercatori si sono serviti di modelli artificiali di diverse specie di coccinella che sono poi stati presentati a degli uccelli selvatici: i predatori sono stati in grado di riconoscere le differenze di colorazione tra le prede, e le più vistose e brillanti hanno avuto in effetti meno probabilità di essere mangiate.

Riferimenti: Scientific Reports doi:10.1038/srep11021

Credits immagine: Lina Arenas

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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