Come cambiano i temporali

L’inquinamento potrebbe modificare la dinamica dei temporali. Lo ha scoperto Steven Sherwood, della Yale University, in uno studio finanziato dalla Nasa. Secondo Sherwood, che ha pubblicato i risultati della ricerca sulla rivista American Meteorological Society Journal of Climate, l’aumento della concentrazione atmosferica di aerosol (micropolveri minerali, fuliggine e solfati) determina un aumento del numero di cristalli di ghiaccio nei cumulonembi (le nuvole temporalesche dei tropici), ma ne causa al tempo stesso una riduzione di volume. E i cristalli, troppo piccoli e leggeri per cadere a terra sotto forma di pioggia, evaporano. Risultato: piove di meno. Utilizzando le misure da satellite e i dati del Toms (il Total Ozone Mapping Spectrometer della Nasa), Sherwood ha osservato l’effetto degli aerosol sui cumulonembi tropicali. E ha scoperto che nelle regioni dove si verifica una sistematica combustione di biomasse, come in Sud America, le micropolveri riducono del 20 per cento il diametro dei cristalli di ghiaccio nelle nubi; al di sopra della regione del Sahel (Africa), dove gli aerosol sono formati principalmente da polvere, la riduzione è del 10 per cento. La conseguente riduzione nelle precipitazioni, prevalente, secondo Sherwood, sulle terre emerse rispetto alle aree oceaniche, potrebbe avere effetto sulla quantità di radiazione che entra ed esce dall’atmosfera terrestre e, di conseguenza, sull’effetto serra. (f.n.)

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