Come i dinosauri divennero bipedi

I dinosauri pappagallo? Quadrupedi da piccoli, bipedi da grandi, grazie a un diverso pattern di crescita degli arti anteriori e posteriori. A svelare i segreti della postura di questo dinosauro sono stati i paleontologi guidati da Qi Zhao dell’Institute for Vertebrate Paleontology di Pechino (che ha condotto il suo studio alla University of Bristol) mettendo insieme lo studio di tessuti ossei e l’analisi biomeccanica. La ricerca è stata pubblicata su Nature Communications. E potrebbe essere utile a capire come l’andatura bipede si sia evoluta anche in altre specie di dinosauri.

Il dinosauro pappagallo, Psittacosaurus lujiatunensis, è conosciuto grazie alla testimonianza fossile di più di 1000 campioni del Cretaceo, risalenti a circa 100 milioni di anni fa. Proprio a partire dall’analisi di questi resti ossei – ritrovati in Cina e in altre zone nell’est dell’Asia – i ricercatori sono riusciti a far luce sulle dinamiche di crescita di questi animali, mostrando le modifiche alle quali andavano incontro nelle varie fasi della loro vita.

Per farlo Zhao e colleghi hanno esaminato le ossa di esemplari appena nati, giovani e adulti, maneggiando con cura campioni fragili che misuravano anche pochi millimetri di diametro (quelle degli animali più piccoli), puntando l’attenzione nell’osservazione degli arti superiori e di quelli inferiori. In tutto sono stati 16 esemplari di psittacosauro analizzati, d’età variabile tra uno e dieci anni, e di individui adulti già completamente sviluppati.

Gli scienziati hanno così scoperto che i dinosauri più giovani, fino a un anno d’età, avevano le zampe anteriori lunghe e quelle posteriori corte, e iniziavano a muoversi freneticamente su tutte e quattro molto presto dopo la schiusa. Le sezioni ossee hanno mostrato che tutte e quattro le appendici si accrescevano molto tra l’età di uno e tre anni, per poi rallentare il ritmo di sviluppo dai quattro ai sei. Le ossa degli arti posteriori successivamente, invece, mostravano una crescita intensiva e rapida, testimoniata dalle modifiche nell’orientamento dei canali vascolari. Questa crescita le portava a svilupparsi fino a diventare lunghe il doppio rispetto alle zampe anteriori, dimensione necessaria a mantenere stabile l’andatura bipede nell’animale adulto.

Questo studio, primo nel suo genere, mostra quante informazioni ci siano ancora da scoprire racchiuse nelle ossa dei dinosauri, ma non solo. Questi cambiamenti nell’andatura, inoltre, fanno ipotizzare che ci sia stato un periodo nel quale sia gli esemplari giovani che quelli adulti si muovevano su quattro zampe e che (non solo nel caso del psittacosauro) l’andatura bipede nella fase adulta potrebbe essersi evoluta più tardi, tramite una modifica ontogenetica.

Riferimenti:  Nature Communications Doi: 10.1038/ncomms3079

Credit: Photo by Michelle Pemberton, via Wikimedia Commons

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