Come il cervello crea la realtà

Enrico Bellone
Qualcosa là fuori
Codice Edizioni 2011, pp. 103, euro 15,00

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L’ultimo libro dell’amatissimo amico Enrico Bellone, scomparso pochi mesi fa, ha un titolo evocativo e suggestivo: Qualcosa, là fuori, accompagnato da un sottotitolo: “Come il cervello crea la realtà”. Insomma, è un lavoro su una domanda difficile, che si chiede addirittura qual è la realtà della realtà. Si sente, sin dalle prime pagine, una specie di conflitto interno agli esseri umani che stenta a superare la barriera dell’intersoggettività per dichiarare realtà ciò che è percepito da tutti allo stesso modo e per  riconoscere che nella parola “conoscenza” è contenuta una forma condivisibile – sia pure a fatica – di rappresentazioni mentali di ciò che c’è “là fuori”.

E’ un’impresa immane, quella di materializzare le stesse conoscenze con la concretezza dei fatti: sia perché le stesse percezioni possono essere illusorie e cambiare da individuo a individuo, sia perché la condivisione della conoscenza può soffrire della più diffusa ed equivoca ambiguità, quella del linguaggio. Enrico si premura perciò di fare la fenomenologia delle rappresentazioni del reale e del loro modo di formarsi dentro di noi; lo fa sia ricapitolando ciò che succede nel cervello in tutte le fasi dell’elaborazione dei segnali esterni, sia esemplificando le differenze che possono darsi tra il percepito e la sua apparenza. Un’opera da certosino, accompagnata da una immane bibliografia non soltanto storico-epistemologica.

Non vorrei allarmare i lettori lontani da queste curiosità, ma non posso trattenermi dal dire che questo mi sembra il più semplice dei libri scritti sul più difficile dei problemi. Aggiungo, di mio, solo una banalità: nell’affrontare così la scienza moderna come patrimonio culturale, è impossibile non lasciar trasparire una luce di orgoglio che illumina la straordinaria potenza del modo scientifico rispetto a tutte le altre forme di retorica con cui si analizzano le cose del mondo: certo, l’orgoglio appartiene appunto alle altre forme di retorica e non può connotare la razionalità: ma diciamo che fa ciò che farebbe il miglior cartellone pubblicitario per incoraggiare la lettura. Che raccomando a tutti.

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