Categorie: Salute

Come muta forma il virus dell’Hiv

A rendere tanto pericoloso l’hiv è la sua capacità di mutare forma, rendendo impossibile per il nostro sistema immunitario combatterlo efficacemente. Grazie a una nuova tecnica di microscopia, un team di ricercatori di diverse università americane è riuscito oggi, per la prima volta, ad osservare i mutamenti che il virus sfrutta per infettare l’organismo, identificando le forme precise che assumono le proteine esterne dell’hiv prima di fondersi con quella di una cellula. Il loro lavoro, pubblicato in due paper su Science e su Nature, potrebbe offrire in futuro nuove strade per sviluppare farmaci e vaccini contro l’hiv.

Da tempo gli scienziati studiano con attenzione le proteine, chiamate Env, che costituiscono la membrana esterna del virus dell’hiv. La capacità di queste molecole di cambiare conformazione è infatti essenziale perché il virus riesca ad entrare nelle cellule del nostro organismo, e sfuggire all’azione degli anticorpi. Fino a oggi era stato possibile ottenere immagini statiche delle conformazioni di Env, ma non si era mai riusciti a catturare queste mutazioni in modo dinamico, un passo fondamentale per comprenderne il funzionamento, e sviluppare terapie e farmaci che sfruttino questa caratteristica del virus per contrastarlo.

Nel nuovo studio, i ricercatori hanno impiegato una tecnica di microscopia chiamata Single molecule Fluorescence Resonance Energy Transfer (o Fret), che permette di misurare distanze piccole fino a 1-10 nanometri all’interno di una singola molecola. In questo modo sono riusciti a caratterizzare con una precisione mai raggiunta prima le forme che assume la membrana del virus prima di infettare una cellula, scoprendo che assume tre precise conformazioni caratteristiche.

I ricercatori hanno quindi concentrato le loro analisi su due ceppi di Hiv-1, uno sensibile e uno resistente agli anticorpi. Le osservazioni hanno permesso di scoprire che il ceppo sensibile tende ad assumere una conformazione più vulnerabile in presenza degli anticorpi, più rara invece in quello resistente. I risultati dimostrano inoltre che un tipo di anticorpi estremamente efficace, chiamati broadly neutralizing antibodies (bNAbs), agisce bloccando le proteine Env in una delle conformazioni, e impedendo così che riescano a fondersi con la membrana delle cellule. Una scoperta preziosa, che potrebbe aiutare a sviluppare nuovi farmaci per contrastare il virus.

Via Wired.it

Credits immagine: Tim Evanson/Flickr

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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