Commissione baleniera a rischio ribaltone

Si svolge in questi giorni (dal 16 al 20 giugno) nello stato di St.Kitts and Nevis, il 58º meeting dell’International Whaling Commission, l’organo esecutivo della Convenzione di Washington che ogni anno si riunisce per regolamentare la caccia alle balene. Dopo diversi anni in cui la maggioranza è stata costituita da paesi antibalenieri, quest’anno si rischia di invertire la rotta. Come minacciato dal Giappone alla chiusura dell’incontro dello scorso anno, potrebbero esserci nuovi decisivi arruolamenti tra le fila dei paesi balenieri. In seguito agli incontri preliminari cominciati il 23 maggio, la possibilità di perdere la maggioranza semplice si avverte ancora più concreta che negli anni passati. I nomi delle nazioni che potrebbero spostare l’ago della bilancia si sapranno già al termine della prima giornata.La Commissione baleniera ha il compito di garantire uno sfruttamento sostenibile e di salvaguardare le specie in pericolo di estinzione. La maggioranza semplice approva le risoluzioni e permette di cambiare le norme sul voto segreto, sugli argomenti in agenda e sul funzionamento dei comitati (esiste, anche la maggioranza dei tre quarti che regola la caccia e stabilisce se istituire o chiudere i santuari dei cetacei). Tra gli argomenti in agenda, la discussione delle recenti stime sulle popolazioni di cetacei, dei progressi nella revisione dello schema di gestione, della caccia praticata dai nativi dell’Alaska, della Groenlandia, della Siberia e di Saint Vincent (Caraibi), dei metodi di uccisione, dell’impatto di fattori ambientali negativi, delle aree di protezione e della caccia a fini scientifici.Il meeting ha luogo a poche settimane dalla presentazione di una ricerca dell’Università di Auckland (Nuova Zelanda) svolta per il Fondo Internazionale per la Conservazione degli Animali, secondo la quale il programma scientifico di caccia alle balene del Giappone nel Pacifico meridionale sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza di un’intera specie. Si tratta delle balene minke (Balenoptera acutorostrata), una tra le principali specie cacciate da Giappone, Norvegia e Islanda, che, secondo lo studio, non conta più di 250 mila esemplari a fronte dei 750 mila stimati precedentemente. Non nuotano in acque migliori megattere e balenottere azzurre: nonostante siano specie a rischio, sembra che dal prossimo anno il Giappone voglia includere cinquanta esemplari di ciascuna specie nel suo programma di caccia scientifica.Molte uccisioni avvengono infatti sotto la copertura della ricerca scientifica, per la quale l’articolo 8 della Convenzione concede quote illimitate, anche in zone protette. In questo ultimo anno il Giappone ha raddoppiato la caccia nelle acque antartiche, contravvenendo alle risoluzioni della maggioranza della 57a conferenza. Ma il mancato rispetto non implica alcuna multa, solo il disappunto della comunità internazionale. “Le risoluzioni non sono leggi e hanno pertanto solo un valore simbolico, a meno che non riguardino i sotto-comitati della Commissione, e in tal caso è il segretariato Iwc che deve controllare che le disposizioni vengano applicate», spiega Giuseppe Ambrosio, capo della delegazione italiana. “Ma l’auto-regolamentazione sarebbe sufficiente se ci fosse il rispetto reciproco, cosa che però in quest’ambito manca”, continua Ambrosio. Il testo della Convenzione, osserva lo studioso, è certamente anacronistico per tanti motivi, primo dei quali la oggettiva impossibilità di una rinascita della baleneria commerciale ai livelli di un tempo, vista la totale mancanza di un mercato. Tuttavia, gli accordi non possono essere modificati, a meno che tutti i paesi firmatari della prima convenzione non vadano a ridiscuterla. “E’ molto difficile vincere una battaglia che chiama in causa l’orgoglio nazionale” spiega Ambrosio. “Il Governo giapponese ritiene che nessuno abbia il diritto di dirgli cosa è sbagliato, specialmente nel caso in cui la questione oggetto di disputa affonda le sue radici nella cultura nazionale. Tra i paesi che potrebbero cambiare gli equilibri, al momento se ne contano almeno tre in favore dei giapponesi, e forse uno tra gli anti-balenieri. Quindi, se tutti i paesi si presenteranno all’appello, questo potrebbe proprio essere l’anno in cui il Giappone avrà la maggioranza semplice”.

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