Categorie: Società

Conservatore o liberale? E’ scritto nel cervello

L’amigdala è di destra, la corteccia anteriore è di sinistra. Sembra una strofa di una famosissima canzone di Giorgio Gaber, invece è il risultato di un nuovo studio apparso su Current Biology secondo cui la grandezza di alcune parti del cervello potrebbe essere legata alle idee politiche

Ma le nostre convinzioni possono realmente dipendere da come è fatto il nostro cervello? Le ricerche in questo delicato settore delle neuroscienze hanno sempre destato critiche e dibattiti, e questo ultimo lavoro non fa eccezione. Lo studio, coordinato da Ryota Kanai dello University College di Londra ha un contenuto chiaramente provocatorio ed ha suscitato varie reazioni nel mondo accademico. Kanai e colleghi hanno analizzato 90 studenti, valutandone le idee politiche con una scala da uno a cinque, dal più conservatore al più liberale. Successivamente, il team di neuroscienziati ha utilizzato l’imaging a risonanza magnetica per studiare in dettaglio il cervello degli studenti. Da questa analisi sembrerebbe che i conservatori abbiano un’amigdala più sviluppata, mentre i liberali siano caratterizzati da una corteccia cingolata anteriore più estesa. Interessante anche perché l’amigdala è coinvolta nei processi di risposta a stimoli di minaccia e di paura, mentre la corteccia cingolata anteriore diventa più attiva in situazioni di conflitto o incertezza

In base ai risultati, Kanai sostiene di poter predire le idee politiche dalla sola scansione del cervello con un’accuratezza del 75%. A questo punto occorre però essere cauti, come sostengono gli stessi autori. La ricerca infatti non ci dice che le convinzioni politiche sono innate nel cervello, ma mostra un possibile legame fra le differenze neuroanatomiche e quelle politiche. Già ricerche in psicologia hanno mostrato, comunque, come i conservatori siano più sensibili ad emozioni negative come paura o disgusto, mentre i liberali tollerino meglio situazioni di conflitto e ambiguità. Le differenze anatomiche potrebbero quindi predisporre le persone a certi “stili cognitivi o tratti della personalità”, come riporta lo studio.

Naturalmente le opinioni nel mondo scientifico sono discordi. Secondo David Amodio dell’Università di New York, lo studio è molto provocatorio. Tuttavia non esclude che “anche le visioni politiche possano essere radicate in alcuni processi psicologici e cerebrali di base”. Secondo Martha Farah dell’Università della Pennsylvania, si tratta di un campo di studi molto intrigante, ma le prove di questa ricerca non sono sufficientemente forti. Per esempio, non è ancora chiaro come le dimensioni di alcune parti del cervello siano legate ai processi cerebrali o al comportamento. Inoltre l’amigdala o la corteccia cingolata anteriore sottostanno a molte altre funzioni cognitive. 

Riferimenti: 10.1016/j.cub.2011.03.017; Science News

Massimiliano Razzano

Dopo laurea e dottorato in Fisica, ha trascorso periodi di studio in Europa e negli Stati Uniti. Attualmente lavora presso l’Università di Pisa e l’INFN, dove svolge ricerca in astrofisica delle alte energie. Alla ricerca affianca da anni la divulgazione ed il giornalismo scientifico.  Giornalista pubblicista, collabora con diverse testate fra cui Le Stelle, Le Scienze, Mente & Cervello, Nuovo Orione, Airone, e dal 2010 con Galileo.

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  • Resta comunque un assunto delle neuroscienze che va tenuto a mente nel dire certe cose così fortemente "duali": in altre forme e in tenera età, è l'esperienza che plasma il cervello. Mai il contrario. Probabilmente la grandezza/proporzione di alcune zone del cervello direbbe di più sulle posizioni politiche dei tutori del soggetto (genitori, nonni, ecc) piuttosto che sul soggetto stesso.

    Saluti.

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