Coronavirus, perché scende l’età media dei nuovi casi

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(Foto: Erik Mclean on Unsplash)

Il numero dei positivi al nuovo coronavirus torna ad aumentare. E se finora si pensava che il virus in qualche modo risparmiasse maggiormente i più giovani, ora i più colpiti sembrano essere proprio loro. Secondo gli ultimi dati dell’Istituto superiore di sanità (Iss), relativi agli ultimi 30 giorni e aggiornati al 14 luglio, il profilo delle persone contagiate più frequentemente è cambiato: l’età media dei nuovi positivi, infatti, è scesa a 47 anni. Una differenza significativa se si pensa che all’inizio della pandemia da Covid-19 a destare maggiore preoccupazione erano gli over 60.

Da quanto emerge dagli ultimi dati sui casi di contagio del coronavirus per fasce di età, nell’ultimo periodo gli over 70 rappresentano il 18% dei nuovi casi, mentre aumenta significativamente il contagio nella fascia d’età tra i 19 e i 50 anni, complessivamente il 47,5% di tutti i casi confermati. Anche per i più piccoli, il numero dei positivi risulta in aumento: i giovani da 0 a 18 anni, rappresentano il 10,2%. Mentre, la fascia d’età tra i 51 e 70 anni, pari al 24,3% in totale, è la seconda più colpita. Tuttavia, sottolinea l’Iss, i giovani sono i più asintomatici, i numeri più alti di chi si è scoperto positivo si riscontrano nelle fasce 7-19 e 20-29.


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Ma perché il nuovo coronavirus sembra ora colpire i più giovani? Probabilmente il problema risiedere in un rilassamento, soprattutto in questa fascia d’età, nell’applicare il buon senso e rispettare le strategie necessarie per limitare la diffusione del nuovo coronavirus, come quello di evitare assembramenti e indossare le mascherine quando non è possibile rispettare il distanziamento sociale. A esprimersi sull’argomento è stato Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto Spallanzani di Roma, che in suo recente post pubblicato su Facebook ha lanciato un appello ai giovani, scrivendo: “Carissimi Giovani, dimostrate di essere la parte migliore di questa società, mai più assembramenti, vi prego! Guidate in prima linea questa ‘guerra’, che vinceremo sicuramente, anche e soprattutto dimostrando di saper applicare le regole con disciplina e senso del dovere”. Vaia, inoltre, sottolinea l’importanza di salvaguardare le categorie più a rischio. “Fate attenzione a come si stanno formando i nuovi contagi, proteggete i vostri genitori ed i vostri nonni con un atteggiamento di responsabilità. Tenete alta la guardia!”

L’essere giovani, quindi, non dovrebbe essere più inteso come una protezione dal rischio di essere contagiati e presentare sintomi della malattia più lievi. Oltre a essere ora più colpiti dal nuovo coronavirus, infatti, i giovani potrebbero anche essere più vulnerabili e maggiormente a rischio di sviluppare una forma della malattia più grave. A riferirlo è un nuovo studio appena pubblicato sul Journal of Adolescent Health, nel quale i ricercatori dell’Università della California di San Francisco raccontano come un giovane statunitense su tre, tra i 18 e i 25 anni, rischia di ammalarsi gravemente, e il fumo sarebbe in parte responsabile. “Prove recenti indicano che il fumo è associato a una maggiore probabilità di progressione della Covid-19, incluso un aumento della gravità della malattia, ricovero o decesso in terapia intensiva”, spiega alla Cnn Sally Adams, autore dello studio. “Il fumo può avere effetti significativi nei giovani, che in genere registrano bassi tassi per la maggior parte delle malattie croniche”.

Via: Wired.it

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Credits immagine di copertina: Erik Mclean on Unsplash