Mascherine di stoffa, le nuove indicazioni dell’Oms su come scegliere materiali e stoffe migliori

mascherine fai da te
(Credits: Sharon McCutcheon on Unsplash)

Dopo aver preso atto della realtà delle mascherine di stoffa, le cosiddette mascherine di comunità sempre più utilizzate dai cittadini in alternativa alle mascherine chirurgiche, l’Oms aggiorna le sue linee guida e fornisce indicazioni su come vanno impiegate e soprattutto realizzate in modo che siano efficaci ma anche confortevoli.

Recentemente, con l’approvazione per l’uso nella popolazione generale – ovvero al di fuori dei contesti sanitari, per fare lo shopping e nella vita sociale – da parte dell’Istituto superiore di sanità, le mascherine di stoffa hanno visto un vero e proprio boom, per vari e ovvi motivi – economia, confort e reperibilità – compreso quello di impattare di meno sull’ambiente, come ha ricordato pochi giorni fa anche il presidente Iss Brusaferro.

L’efficacia della mascherina fai da te, però, come ricordano sempre gli esperti, sta in buona misura nel modo in cui è realizzata: deve aderire stabilmente al viso ma essere confortevole, far passare l’aria ma trattenere le eventuali droplet. Cosa che dipende dal modello ma soprattutto dalla stoffa, trama e materia prima (cotone, nylon, microfibra). Risultato: le possibili combinazioni sono infinite e, in assenza di standard di riferimento, come ci si deve regolare? Finora le nostre autorità in materia si sono limitate a consigliare tessuti in cotone, messi a doppio strato. Ora vediamo più nel dettaglio cosa dice l’Oms.

Filtraggio e respirabilità: i fattori chiave

L’Association Française de Normalization (Afnor), come ricorda l’Oms, ha definito quelli che dovrebbero essere i requisiti tecnici minimi di una mascherina di comunità, non medica: deve filtrare il 70% delle particelle solide o delle droplet e, al tempo stesso, non ostacolare troppo la respirazione, evitando si superare, come valori massimi, una differenza di pressione tra esterno e interno di 0.6 mbar/cm2, una resistenza di 2.4 mbar nell’inalazione e di 3 mbar nell’espirazione.

La qualità di una mascherina – in realtà di qualsiasi tipo essa sia, medica o di stoffa – dipende dunque da un buon equilibrio tra capacità di filtraggio e respirabilità. Si tratta di esigenze “opposte” che devono essere conciliate trovando la giusta combinazione di tessuto (trama, materia prima, diametro e trattamento del filato) e di strati sovrapposti. Punto di partenza è la valutazione della capacità filtrante del tessuto che si vuole impiegare. Nella tabella sotto sono messi a confronto alcuni materiali usati per le mascherine di stoffa commerciali, dove la maggiore efficienza dei diversi materiali è indicata da un fattore Q più alto.

Materiale*FonteStrutturaCapacità di filtraggio (%)Differenza di pressione (Pascal) Q (kPa-1)
Polipropileneacquistato ad hocTessuto non tessuto61.616.9
Cotone 1Vestiti (T-shirt)tela54.55.4
Cotone2Vestiti (T-shirt)maglia2114.57.4
Cotone 3Vestiti (maglie)maglia26177.6
PoliestereToddler wrap (maglina)maglia1712.36.8
Cellulosafazzoletto di cartafibre pressate20195.1
Cellulosacarta igienicafibre pressate10114.3
SetaFoulardtela47.32.8
Cotone, garzaN/Atela0.76.50.47
Cotone, fazzolettoN/Atela1.19.80.48
NylonVestiti (pantaloni da ginnastica)Tessuto232440.4
* Materiali su cui esistono test e studi peer-review.

Tra i materiali riportati in tabella ci sono i tessuti a maglia, tuttavia, in generale gli esperti dell’Oms sconsigliano i tessuti elastici, perché nell’uso e nel lavaggio possono allargarsi e degradarsi significativamente.

Quanti strati?

La vera novità, se così si può dire, delle nuove indicazioni Oms è che gli strati di tessuto dovrebbero essere almeno tre. Le mascherine di stoffa, si legge nel documento, aumentano da 2 a 5 volte la capacità di filtraggio se realizzate con due strati di tessuto (per esempio, misto nylon e 100% poliestere), da 2 a 7 volte se gli strati sono 4.

Tuttavia, bisogna sempre tenere presente il tipo di stoffa: se si utilizzano dei fazzoletti da tasca (quelli per soffiarsi il naso), in tela leggera di cotone o misto, servono almeno 4 strati per raggiungere il 13% di capacità filtrante. Stoffe ancora più leggere e trasparenti, come garza e chiffon non filtrano in modo adeguato neanche se sovrapposte in molti strati. Per contro, non si deve esagerare con i tessuti felpati, per non ridurre eccessivamente la “respirabilità”. Ragion per cui, è sempre necessario fare delle prove per trovare il giusto compromesso.

Secondo l’Oms, la combinazione ideale include tre strati con queste caratteristiche:

  1. strato interno di stoffa idrofila, ovvero assorbente (cotone o misto cotone)
  2. strato intermedio di non tessuto sintetico (polipropilene) o anche di cotone
  3. strato esterno in tessuto idrofobico, che non assorbe acqua (polipropilene, poliestere, in varie combinazioni).

Una volta confezionate, l’Oms sconsiglia di sottoporre la mascherina a trattamenti “impermeabilizzanti, per esempio con delle cere, che ne possono alterarne le caratteristiche, ridurre l’efficacia, oltre che il confort, e addirittura favorire la mobilità di eventuali particelle virali.

Quando e come va lavata la mascherina di stoffa

L’Oms ricorda che anche la mascherina di stoffa è strettamente personale, non va condivisa con altri e va cambiata con una certa frequenza, ogniqualvolta sia visibilmente bagnata o sporca. Una volta rimossa, con le consuete precauzioni, va lavata al più presto o provvisoriamente riposta in una bustina.

Per quanto riguarda il lavaggio, ovviamente dipende dal materiale o materiali con cui è stata fabbricata, da qui anche l’importanza di una ponderata scelta iniziale. I tessuti non tessuti (sintetici o di cotone) sopportano alte temperature (se trattati delicatamente) e possono anche essere bolliti. In generale, per igienizzare la mascherina la si può lavare in acqua e sapone a 60 gradi, oppure a temperatura ambiente immergendola poi per 1 minuto in acqua bolllente o in una soluzione allo 0,1% di cloro, sciacquando poi molto bene per eliminare ogni residuo tossico.

Fonte: Oms, Advice on the use of masks in the context of COVID-19 Interim guidance 5 June 2020

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