Cosa sta succedendo a Stromboli?

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Credit: Dipartimento Protezione Civile/Flickr

Lo Stromboli continua a eruttare. L’attività è iniziata nel pomeriggio del 4 dicembre e ha causato una frana sul versante della Sciara del Fuoco, innescando un maremoto con un’onda alta circa un metro e mezzo. Attualmente, la Protezione civile ha predisposto il livello di allerta arancione e non è consentita l’attività escursionistica. Secondo l’ultimo comunicato stampa dell’Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia (Ingv), l’ampiezza del tremore vulcanico si attesta attualmente sui livelli medi. L’Ingv segnala anche un piccolo terremoto, registrato alle 7 circa di questa mattina, 5 dicembre, di magnitudo pari a 1,2 e localizzato a circa 2 km a est dal centro abitato di Ginostra.

In uno studio coordinato dall’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igag) e dall’Università degli Studi Roma Tre, pubblicato su Nature Communications Earth & Environment il 18 novembre scorso, un team di ricercatori aveva analizzato i fluidi magmatici proprio di questo vulcano, lo Stromboli, e dell’Etna, individuando i fattori che possono essere alla base delle eruzioni esplosive. Vediamo cosa dicono i risultati di questa ricerca.

La formazione di nanocristalli può causare eruzioni esplosive

Sia lo Stromboli che l’Etna sono definiti “vulcani basaltici” dagli esperti. “I magmi basaltici – spiega Alessandro Vona dell’Università degli Studi Roma Tre, fra gli autori dello studio – producono generalmente eruzioni effusive perché la loro bassa viscosità favorisce un continuo rilascio di gas, evitando esplosioni. Tuttavia, eventi esplosivi sono occasionalmente osservati presso vulcani basaltici, generando un acceso dibattito scientifico circa le loro cause.”

Secondo lo studio recentemente pubblicato, la formazione di nanocristalli – strutture fino a 10mila volte più piccole del diametro di un capello – causa l’aumento della viscosità del magma e la formazione di bolle gassose. Questi due fattori influenzerebbero i meccanismi coi quali il magma viene trasportato lungo il camino vulcanico, favorendo appunto le eruzioni di tipo esplosivo. La tendenza a formare o meno nanocristalli dipenderebbe, sempre secondo lo studio, dalla composizione chimica del magma, e in particolare dalla percentuale di ossido di ferro e ossido di titanio in esso contenuti. “Il nostro studio – dichiara Alex Scarani dell’Università degli Studi Roma Tre, primo autore della ricerca – fornisce evidenza scientifica irrefutabile al fatto che il contenuto totale di ferro e titanio dissolto nei magmi può influenzare il comportamento di vulcani basaltici come Etna e Stromboli che occasionalmente danno origine a eventi esplosivi”.

L’analisi, in particolare, evidenzierebbe un contenuto superiore di ferro e titanio nel fluido magmatico dell’Etna, rispetto a quello dello Stromboli, e i ricercatori ipotizzano che sia questa diversa composizione, e la conseguente diversa tendenza alla formazione di nanocristalli, a influenzare i diversi “stili eruttivi” dei due vulcani.

“Questo studio – spiega Danilo Di Genova del Cnr-Igag, anche lui autore della ricerca – rappresenta un passo ulteriore sulla via di una migliore comprensione della struttura molecolare dei magmi, che ha un ruolo fondamentale durante le eruzioni vulcaniche”.

Dato che le osservazioni e i risultati riportati nella pubblicazione sono frutto di analisi effettuate in laboratorio, il gruppo di ricercatori si ripropone per il futuro di andare alla ricerca di relazioni fra questi e i processi naturali osservabili presso i vulcani di tutto il mondo, con l’obiettivo di generare modelli che possano aiutare a predire, naturalmente su base probabilistica, le eruzioni vulcaniche.

via Wired.it

Credit: Dipartimento Protezione Civile/Flickr