Grazie al trasferimento di un gene che regola la visione nell’essere umano, alcuni topi hanno iniziato a distinguere i colori. L’esperimento, pubblicato sulla rivista Science, è stato eseguito da ricercatori della University of California, Santa Barbara, in collaborazione la Johns Hopkins Medical School di Baltimora.
A differenza della maggior parte dei mammiferi, i primati possono distinguere i colori dell’arcobaleno perché nella retina sono presenti tre fotorecettori, che distinguono i colori blu, verde e rosso. I topi invece dispongono solo di due fotopigmenti, così che il loro spettro di colori risulta limitato. Nello studio i ricercatori hanno aggiunto il terzo fotopigmento ad alcune cavie di laboratorio. Il test per verificare se i topi avevano sviluppato la capacità di distinguere tutti i colori consisteva nel mostrare alle cavie tre pannelli, due di colore uguale e uno diverso, ricompensandoli se riuscivano a distinguere quello diverso. Registrazioni elettriche dell’attività della retina hanno confermato che la presenza del terzo fotopigmento permetteva di rispondere alla lunghezza d’onda della luce rossa, che normalmente i topi non possono vedere.
“Il risultato è importante”, spiega Gerald Jacobs, uno degli autori, “perché abbiamo dimostrato che è sufficiente che negli occhi dei mammiferi sia presente la struttura che vede i colori per indurre il cervello a elaborare la nuova informazione, senza bisogno di uno sviluppo cerebrale. Questo vuol dire che 40 milioni di anni fa i nostri antenati hanno acquisito questa capacità, senza bisogno di ulteriori adattamenti”.Lo studio avvalora l’ipotesi che una singola mutazione genetica abbia prodotto una visione tricromatica negli esseri umano e nei primati. (l.z.)