Categorie: Salute

Così il sale peggiora il sistema immunitario

Se pressione alta e malattie cardiovascolari non vi spaventano abbastanza, forse potrebbero essere le malattie autoimmuni a convincervi, finalmente, a diminuire la quantità di sale nei vostri piatti. Ben tre nuovi studi, pubblicati sull’ultimo numero di Nature, puntano infatti il dito contro il sale, dimostrando che può peggiorare il rendimento del sistema immunitario, causando le risposte anomale che determinano l’insorgere di malattie autoimmuni, sindromi come, ad esempio, la sclerosi multipla e il lupus.

Le malattie autoimmuni sono patologie accomunate da una causa comune: un malfunzionamento del sistema immunitario che porta i sistemi di difesa dell’organismo ad attaccare gli organi del corpo. Molti specialisti negli ultimi decenni hanno osservato un aumento dell’incidenza di queste patologie, ma le cause del fenomeno non sono state mai state chiarite. Oggi, i tre nuovi studi sembrerebbero indicare che la radice del problema è da ricercarsi probabilmente nell’aumento del sale contenuto nella nostra dieta.

Nel primo lavoro, i ricercatori dell’Università di Yale sono stati guidati da un indizio, ovvero l’osservazione che il cibo dei fast-food, estremamente ricco di sale, tende a scatenare un aumento della produzione di cellule infiammatorie. Queste sono normalmente prodotte per rispondere all’attacco dei microorganismi patogeni, ma nel caso delle malattie autoimmuni “impazziscono” attaccando i tessuti sani. I ricercatori hanno verificato l’effetto di una dieta ad alto contenuto di sodio sul sistema immunitario dei topi, scoprendo che aumenta la produzione di un tipo di linfociti T (chiamati T helper 17, o Th17) associati con lo sviluppo di malattie autoimmuni. I topi che seguivano la dieta ricca di sale hanno dimostrato inoltre di sviluppare una forma più grave di encefalomielite autoimmune, una versione animale della sclerosi multipla.

Negli altri due studi, i ricercatori di Harvard, del Broad Institute e del Brigham and Women’s Hospital hanno chiarito invece i meccanismi molecolari responsabili della produzione di linfociti T helper 17, e come questi influenzino le altre cellule del sistema immunitario. “La domanda a cui volevamo rispendere era: come si sviluppano queste cellule?”, spiega Vijay Kuchroo, ricercatore del Brigham and Women’s Hospital e del Broad Institute. “Una più precisa comprensione dello sviluppo delle cellule Th17 potrebbe infatti permetterci in futuro di trovare un modo per regolare la loro azione e le loro funzioni patogenetiche”. Quando i ricercatori hanno ricostruito questo circuito molecolare, il responsabile è risultato, ancora una volta, il sale.

Per quale motivo però questa sostanza ha un effetto tanto distruttivo sul nostro sistema immunitario? “L’uomo è stato selezionato geneticamente per rispondere alle condizioni presenti nell’Africa subsahariana, dove il sale non esisteva”, spiega David Hafler, primo autore dello studio di Yale. Il nostro organismo dunque non si è sviluppato per utilizzare le grandi quantità di sale presenti nelle moderne diete dei paesi occidentali, da qui i problemi di salute legati a questa sostanza.   

I tre nuovi studi sembrerebbero inoltre svelare un errore di fondo negli esperimenti svolti fino ad oggi. Questi infatti erano sempre stati tarati sui livelli di sale presenti nel sangue, e non quelli dei tessuti, dove le cellule immunitarie svolgono la loro battaglia contro le infezioni infezioni: “Probabilmente in tutta l’ultima metà di secolo abbiamo utilizzato una concentrazione sbagliata di sale nei nostri esperimenti”, conclude Hafler. Per questo i ricercatori stanno già pensando a trial clinici che verifichino l’effetto del sale direttamente sui pazienti.

Riferimenti: Nature doi:10.1038/nature11981doi:10.1038/nature11868doi:10.1038/nature11984

Credits immagine: naama/Flickr

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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