Salute

Se Covid-19 riduce anche la materia grigia

Sintomi e strascichi di Covid-19 sono tanti e possono persistere anche a lungo, per mesi – parliamo in questo caso di Long Covid. Un nuovo studio condotto dall’Università di Oxford fornisce una delle prime prove dirette e tangibili, dato che ottenute tramite immagini di risonanza magnetica, di quello che succede nel cervello delle persone colpite dal virus. Stando allo studio su quasi 800 volontari, alcuni fra i guariti, infatti, sembrano mostrare una riduzione della materia grigia nelle aree cerebrali legate all’olfatto e al gusto. Sapevamo già che queste zone del cervello potessero essere colpite dato che fra i sintomi noti c’è la perdita dell’olfatto (anosmia) e del gusto (ageusia): quella di oggi suona come una conferma sperimentale. Lo studio non è ancora revisionato con il peer reviewing, ma è disponibile in preprint su medRxiv.

Studiare il cervello dei guariti

Oltre ad anosmia e ageusia, fra i sintomi neurologici c’è anche la “nebbia mentale” – che include confusione, perdita di memoria, disattenzione. In qualche caso – potrebbero essere più del 10% – questi disturbi possono perdurare nel tempo, anche se si stima che molto probabilmente siano comunque temporanei. Per capirne di più i ricercatori hanno coinvolto 782 persone, di cui circa la metà aveva avuto in precedenza Covid-19 di intensità variabile, da lieve a severa. I partecipanti sono divisi in due gruppi, i guariti dall’infezione e individui che invece non hanno avuto il coronavirus.

Gli scienziati hanno studiato la struttura cerebrale dei volontari in ciascuno dei due gruppi. Nell’indagine hanno comparato le immagini del cervello registrate in momenti diversi, prima e dopo l’infezione. La novità di questo studio, infatti, è quella di avere immagini sia precedenti sia successive la malattia Covid-19. Questo consente di eliminare elementi clinici (magari anomalie preesistenti) che potrebbero confondere i risultati. Un altro punto di forza, spiegano gli autori, è l’inclusione dei casi lievi, spesso non considerati nelle ricerche. I risultati fotografano la situazione in un momento preciso, ricordando che questa potrebbe cambiare nel tempo – e migliorare.

Dall’olfatto alla memoria

Gli scienziati hanno rilevato effetti significativi visibili nel cervello delle persone che avevano contratto il virus. In particolare si osserva una diminuzione della materia grigia in diverse aree, soprattutto quelle legate ai due sistemi sensoriali colpiti da Covid. I dati non sono ancora pubblicati, per cui sarà necessario attendere per avere ulteriori dettagli. Nei pazienti che erano stati ricoverati, dunque che avevano avuto una forma più grave, questo danno era maggiore. La perdita maggiore di materia grigia riguarda la corteccia cingolata, una parte dell’amigdala e dell’ippocampo, aree coinvolte nella memoria e nella gestione di vari processi cognitivi ed emozionali. Tutte queste regioni cerebrali, spiegano gli autori, contribuiscono al corretto funzionamento del sistema olfattivo (esistono anche dei training per recuperarlo).

Inoltre, “la perdita di materia grigia in regioni collegate alla memoria”, scrivono nel testo, “potrebbe aumentare il rischio per questi pazienti di sviluppare una forma di demenza più avanti nel tempo”. L’aumento del rischio di demenza è ancora soltanto un’ipotesi, già al vaglio degli scienziati (ad esempio in questo studio su Alzheimer’s & Dementia), e va presa con cautela, dal momento che non ci sono prove concrete.

Riferimenti: medRxiv

Viola Rita

Giornalista scientifica. Dopo la maturità classica e la laurea in Fisica, dal 2012 si occupa con grande interesse e a tempo pieno di divulgazione e comunicazione scientifica. A Galileo dal 2017, collabora con La Repubblica.it e Mente&Cervello. Nel 2012 ha vinto il premio giornalistico “Riccardo Tomassetti”.

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