Da Gioia Tauro, la parola fine alle armi chimiche siriane

Oggi la nave danese Ark Futura è giunta puntualmente nel porto di Gioia Tauro, con a bordo il suo carico di letali armi chimiche siriane da neutralizzare. Come annunciato a gennaio, il porto calabrese è infatti lo scalo scelto per il cambio di consegne in favore della Cape Ray, nave statunitense su cui verranno effettuate le procedure per la messa in sicurezza dei materiali tossici, e che in seguito si occuperà del trasporto degli scarti residui fino ai siti di stoccaggio definitivi, negli Stati Uniti e in Europa.

I prossimi giorni metteranno dunque la parola fine allo smantellamento dell’arsenale chimico siriano, iniziato all’indomani del massacro in cui il 21 agosto scorso persero la vita oltre 1.400 civili, e in risposta al quale l’Onu impose al regime di Assad il disarmo, e la distruzione dei siti di produzione delle sostanze. Di che composti parliamo? Gas tossici come il Sarin, il Tabun, il VXe il gas mostarda (iprite), la cui presenza è stata confermata negli scorsi mesi dagli ispettori dell’Opcw (Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons) e dell’Onu, incaricati di verificare la presenza di sostanze proibite e di seguire le procedure di rimozione e smaltimento.

Concluso lo smantellamento dei siti di produzione, a gennaio è iniziata la rimozione degli agenti tossici, con la partenza del carico principale (contenente circa il 92% dell’arsenale chimico siriano) dal porto di Latakia. Le sostanze, arrivate oggi a Gioa Tauro, sono state trasbordate sulla nave americana, che ora partirà in direzione delle acque internazionali, dove potrà procedere alla neutralizzazione degli agenti chimici. La Cape Ray infatti è equipaggiata con un laboratorio portatile appositamente costruito, dove tramite processi di idrolisi le sostanze tossiche verranno ridotte a composti meno dannosi, per essere quindi smaltite attraverso impianti per il trattamento di sostanze pericolose.

Per approfondire la vicenda:

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Credits immagine: Istvánka via Wikipedia

1 commento

  1. Il mediterraneo è un mare interno, con un ricambio lentissimo delle acque.
    Il fatto che la parte più delicata dell’operazione (la neutralizzazione degli agenti chimici) avvenga in acque internazionali non è quindi una garanzia sufficiente.
    Sarebbe troppo pretendere di sapere se questa operazione avverrà dentro o fuori il mediterraneo?

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