Dal cancro all’Alzheimer: un nuovo ruolo per la proteina Brca1

Portate alla ribalta delle cronache da Angelina Jolie, le proteine Brca1 vengono studiate da oltre venti anni in relazione al loro ruolo di “riparatrici” del Dna danneggiato. Ora però una scoperta dei ricercatori dei Gladstone Institutes in California, e pubblicata su Nature Communications, rivela a sorpresa che hanno un ruolo cruciale anche per il normale funzionamento di memoria e apprendimento e il morbo di Alzheimer ne provoca la riduzione.

Se le proteine Brca1 sono malfunzionanti, per esempio per mutazioni al gene che le esprime, l’accumulo di danni al Dna può essere tale da provocare un tumore soprattutto a seno e ovaie. Il cancro è caratterizzato da un enorme crescita del numero delle cellule e in effetti il ruolo delle proteine Brca1 è cruciale nella divisione cellulare. “Per questo siamo stati sorpresi nel trovare che ha un ruolo anche nei neuroni, cellule che non si dividono, e la cui morte progressiva è associata a una malattia neurodegenerativa” spiega Elsa Suberbielle autrice principale dello studio.

Come hanno mostrato gli stessi ricercatori in uno studio precedente, può bastare un aumento dell’attività cerebrale per provocare la doppia rottura della molecola di Dna dei neuroni. Gli scienziati hanno quindi immaginato che cicli di danni e riparazione del Dna facilitassero i processi di apprendimento e memoria e che uno sbilanciamento tra quegli eventi interferisse con il corretto svolgimento di queste funzioni.

Per verificare questa ipotesi i ricercatori hanno ridotto i livelli di Brca1 nei neuroni di alcuni topi. Il conseguente accumulo di danni al Dna ha portato al calo del numero di neuroni e ai problemi cognitivi tipici dell’Alzheimer. I ricercatori si sono quindi chiesti se questi problemi fossero mediati dall’esaurimento di proteine Brca1. Ne hanno avuto la conferma analizzando i livelli post-mortem di Brca1 nei pazienti che erano affetti da Alzheimer: i livelli residui di questa proteina erano ridotti del 65-75%. Hanno quindi dimostrato, prima in vitro e poi in vivo, che le proteine beta-amiloidi, che si accumulano nel cervello di malati di Alzheimer, diminuiscono il numero di proteine Brca1. Il prossimo passo sarà ora verificare se la crescita dei livelli di Brca1 nei modelli murini può prevenire o addirittura invertire i problemi di neurodegenerazione e perdita di memoria.

Non c’è tuttavia evidenza di rischio aumentato per il morbo di Alzheimer in caso di mutazione al gene Brca1: “L’assenza di proteina Brca1 sin dalla vita embrionale può aver dato al cervello il tempo di sviluppare meccanismi alternativi per compensare la mancanza di Brca1, per esempio rendendo più efficienti altri fattori di riparazione” conclude Suberbielle.

Riferimenti: Nature Communications doi:10.1038/ncomms9897

Credits immagineInstitut Douglas/Flickr CC

1 commento

  1. Bello studio anche questo, che dimostra, però, quanto siano complicato e difficile lo studio della mdA, la cui patogenesi non moltissimi anni fa veniva decretata come “anomale deposito di beta-amiloide”. Poco tempo fa si è parlato di proteina tau e di APP
    (amyloid precursor protein), poi di gene APOE4 nella forma tardiva della mdA, poi del cromosoma 14 (pre-senilina1), poi ancora, evidentemente anche per gelosie interne tra geni e proteine la pre-senilina 2 del cromosoma 1….
    Meritano tanti complimenti, ma anche tanti auguri, di Natale e non , detti studiosi!

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