Botswana, Namibia e Sudafrica potranno vendere le riserve di avorio accumulate in oltre dieci anni. Da quando nel 1989 la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate (Cites) ne aveva decretato il divieto di import/export a livello internazionale, dopo aver constatato che la caccia e il bracconaggio avevano dimezzato il numero degli elefanti africani. Il via libera arriva ora dalla conferenza della Cites in corso fino a domani a Santiago del Cile. I tre stati africani tirano un sospiro di sollievo spiegando che, proprio grazie al successo dei tentativi di salvaguardia degli elefanti, questi hanno sovraffollato il loro habitat e provocano seri conflitti con le comunità umane locali. Non la pensano così le organizzazioni ambientaliste e altre nazioni del continente nero, Kenya in testa. Preoccupate da una ripresa della caccia indiscriminata ai pachidermi, specie da proteggere secondo le prime, attrazioni turistiche per le seconde più degli oggetti scolpiti con l’avorio delle loro zanne. La vendita del prezioso materiale (oltre 60 tonnellate) porterebbe nelle casse dei tre Paesi circa due-tre milioni di dollari entro il 2004. Soldi che, promettono i governi, verranno utilizzati per la conservazione della specie, ma che probabilmente, serviranno a risollevare le magre finanze statali. Una vittoria, invece, nell’ambito della stessa conferenza è stata invece registrata in favore del mogano, inserito dalla Cites tra le specie vegetali in via di estinzione. La storica decisione, appoggiata dal Centro America e dall’Unione Europea, ma osteggiata dal Brasile e dalla Bolivia, protegge quella parte della foresta amazzonica dove l’albero cresce, mentre le procedure fissate dalla Convenzione preservano i consumatori dal rischio di acquistare legno illegale. (d.d.v.)
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