Categorie: SaluteSocietà

Dieci falsi miti sull’Alzheimer

Ricorre il 21 settembre la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, la più comune (e temuta) forma di demenza neurodegenerativa, che attualmente affligge circa 26 milioni di persone in tutto il mondo e quasi 500mila in Italia. Questa malattia è dovuta all’accumulo tra i neuroni di una proteina, la beta-amiloide, che forma delle placche e causa la distruzione delle cellule nervose, con conseguente perdita progressiva di memoriadisfunzioni sensorialidifficoltà nel linguaggio, confusione, irritabilità e aggressività. Di seguito una raccolta di dieci luoghi comuni e falsi miti sulla malattia.

1. Un membro della mia famiglia ha l’Alzheimer, quindi lo avrò di certo anche io.
Sebbene la storia familiare – cioè la predisposizione genetica – abbia un ruolo nell’insorgenza della malattia, solo il 5% di casi ha cause genetiche. La verità, dunque, è che chi ha un parente con disturbo ha solo una probabilità leggermente superiore di svilupparlo.

2. La sindrome di Alzheimer è una malattia degli anziani.
Certo, l’età è il più grande fattore di rischio. Ma questo non vuol dire che tutti sviluppino la malattia in età avanzata. Alcune persone si sono ammalate tra quaranta e cinquant’anni: “Quello che è importante comprendere”, racconta l’Alzheimer SocietyCanada, “non è parte normale dell’invecchiamento”.

3. Esiste una cura per l’Alzheimer.
Purtroppo no: al momento non esiste alcuna cura. Tuttavia, alcuni pazienti possono gestire i sintomi e migliorare la qualità di vita con farmaci che stabilizzano temporaneamente la memoria e le abilità cognitive (la Food and Drug Administration statunitense ne ha approvati quattro). La buona notizia è che la ricerca sta facendo grandi passi in avanti – alcune molecole, attualmente in fase di test clinici, si sono mostrate in grado di agire direttamente contro il processo neurodegenerativo della malattia.

4. Diminuzione o perdita di memoria vuol dire avere l’Alzheimer.
Sebbene molte persone abbiano problemi di memoria, questo non vuol necessariamente dire che abbiano l’Alzheimer. Nel momento in cui i deficit di memoria inficiano la vita quotidiana e sono abbinati a problemi cognitivi o di comunicazione, la cosa migliore da fare è rivolgersi a un neurologo per scoprire le cause dei sintomi.

5. La malattia si può prevenire.
No, dal momento che non se ne conoscono esattamente le cause. Si suppone, comunque, che uno stile di vita che mantiene corpo e mente in forma possa aiutare a diminuire il rischio di sviluppare la malattia. Si tratta dei soliti suggerimenti: condurre un’alimentazione ricca di pesce, frutta e verdura; mantenere in allenamento il cervello; ridurre lo stress; tenere sotto controllo la pressione sanguigna, la glicemia e il colesterolo; mantenersi socialmente attivi.

6. Vitamine e integratori possono ridurre il rischio di sviluppare l’Alzheimer.
No. O meglio, non lo si sa con certezza. Sono stati effettuati diversi studi (qui una review dedicata, per esempio, alla vitamina E) per capire se vitamine, integratori e farmaci per la memoria possano prevenire la malattia. I risultati ottenuti finora sono piuttosto nebulosi e non hanno risposto alla domanda.

7. Il vaccino per l’influenza può provocare l’Alzheimer.
Fortunatamente, si tratta di una bufala messa in circolazione da un medico statunitense poi radiato dall’ordine. In realtà, diversi studi (questo e questo, per esempio) hanno collegato il vaccino per l’influenza e altre vaccinazioni a un rischio ridotto di contrarre la malattia e a un miglior stato di salute generale.

8. Bere da lattine con alluminio o cucinare in pentole che contengono alluminio può provocare l’Alzheimer.
Il collegamento tra alluminio e Alzheimer è stato ipotizzato per la prima volta negli anni sessanta. Da allora, però, diversi studi hanno smentito ogni correlazione o, per lo meno, non hanno trovato alcuna prova definita che la dimostri.

9. I colpi alla testa provocano l’Alzheimer.
Sebbene alcuni studi abbiano mostrato che la malattia sia leggermente più comune tra persone che hanno subito un forte trauma cerebrale (accompagnato da perdita di conoscenza), è necessaria una ricerca più approfondita per tracciare una correlazione diretta e capire cosa succeda esattamente al cervello dopo tali traumi.

10. L’Alzheimer non è fatale.
“L’Alzheimer”, spiega Alz.org, un’associazione statunitense, “non lascia sopravvissuti. Distrugge le cellule cerebrali e causa cambiamenti nella memoria, comportamenti confusi e perdita di funzioni corporee. Si porta via lentamente e dolorosamente l’identità di una persona, la capacità di connettersi con gli altri, di pensare, di mangiare, di parlare, di camminare”. È come se il corpo dimenticasse cosa bisogna fare per sopravvivere.

Via: Wired.it

Credits immagine: caravinagre/Flickr CC

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

Articoli recenti

Quel movimento che ci rende umani

Allontanarsi e avvicinarsi, protendersi e ritrarsi, sono aspetti primordiali della relazione tra sé e altro…

11 ore fa

“Così insegniamo agli studenti il benessere mentale”

Coltivare il benessere psicologico per una delle categorie più stressate d’Italia, gli universitari: il programma…

4 giorni fa

Perché il vaccino anti-Covid di AstraZeneca non verrà più prodotto?

No, non è per via degli effetti collaterali. Si tratta di una decisione aziendale dovuta…

4 giorni fa

Immergersi in un buco nero, grazie a una simulazione

Un viaggio attorno alla porzione di spazio-tempo più buia e misteriosa che conosciamo, fino ad…

6 giorni fa

Una modifica al paradosso di Schrödinger per conciliare quantistica e relatività

Un gruppo di fisici dell’Università di Trieste (e di altri istituti) ha proposto una sorta…

1 settimana fa

Il talco può aumentare il rischio di tumore?

Il colosso farmaceutico Johnson & Johnson pagherà 6,5 miliardi di dollari per chiudere le cause…

2 settimane fa

Questo sito o gli strumenti di terze parti in esso integrati trattano dati personali (es. dati di navigazione o indirizzi IP) e fanno uso di cookie o altri identificatori necessari per il funzionamento e per il raggiungimento delle finalità descritte nella cookie policy.

Leggi di più