Dieta e salute orale dei nostri antenati raccontate da un chewing gum di 10mila anni fa

Foto dagli scavi di Huseby Klev, in Svezia. Crediti: Bengt Nordquist

All’età della pietra masticare i “chewing gum” non era uno sfizio, ma un modo per ottenere una sorta di colla utile per la fabbricazione di utensili. E la varietà di sapori non era esattamente quella di cui disponiamo oggi, o quantomeno il “gusto pece” era quello che andava per la maggiore. I nostri antenati, infatti, la masticavano abitualmente, ignari del fatto che quasi 10mila anni più tardi i resti di questi chewing gum dal gusto un po’ retrò ci avrebbero permesso di studiare le loro abitudini alimentari e il microbioma del loro cavo orale.


Armi letali di settantamila anni fa


Cervi, trote, nocciole e… volpi?

Un gruppo di ricerca ha infatti analizzato il DNA rimasto intrappolato nei resti di pece masticata ritrovati presso Huseby Klev, in Svezia, datati fra i 9.890 e i 9.540 anni. I risultati, pubblicati su Scientific Reports, hanno rivelato che il gruppo di cacciatori-raccoglitori che ha li prodotti era costituito da adolescenti, sia maschi che femmine.

I ricercatori hanno inoltre individuato all’interno dei campioni materiale genetico non umano, che grazie a laboriose analisi di metagenomica sono riusciti ad attribuire a specie animali e vegetali come trote, cervi e nocciole. Questo DNA, raccontano gli autori in un articolo pubblicato su The Conversation, probabilmente proviene da alimenti che gli adolescenti avevano consumato prima di masticare la pece.

I ricercatori hanno inoltre individuato una discreta quantità di materiale genetico attribuibile alla volpe rossa: anche in questo caso potrebbe trattarsi dei resti di un pasto (la carne di volpe potrebbe essere stata parte della dieta dei nostri antenati), ma le interpretazioni potrebbero anche essere altre. Questo gruppo di cacciatori-raccoglitori potrebbe aver usato i denti per fabbricare utensili o materiali tessili a partire dai tendini e dalla pelliccia dell’animale.

Batteri che causano la parodontite

E il fatto (per forza di cose) di utilizzare i denti per applicazioni così disparate non garantiva certo un’ottima salute orale ai nostri antenati. Parte del DNA contenuto nei resti di pece masticata è infatti stata attribuita a specie batteriche, fra cui il Treponema denticola, lo Streptococcus anginosus e lo Slackia exigua, comunemente associate a malattie delle gengive. E, secondo le analisi, una delle ragazze che aveva masticato uno dei chewing gum soffriva molto probabilmente di parodontite, una malattia di origine appunto batterica che causa il progressivo danneggiamento dei tessuti che mantengono i denti in sede.

I risultati dello studio, conclude Anders Götherström, docente presso il dipartimento di archeologia e studi classici dell’Università di Stoccolma, forniscono “un’istantanea della vita di un piccolo gruppo di cacciatori-raccoglitori della costa occidentale della Scandinavia. Penso che sia formidabile, ci sono altri metodi ben consolidati per capire quale sia la nutrizione e la dieta relativa all’età della pietra, ma in questo caso sappiamo che questi adolescenti mangiavano cervo, trota e nocciole 9.700 anni fa sulla costa occidentale della Scandinavia, mentre almeno uno di loro aveva gravi problemi con i denti”.

Via Wired.it

Crediti immagine: Bengt Nordquist/Università di Stoccolma