Dolomiti. Patrimonio dell’Umanità

Reinhold Messner
Dolomiti. Patrimonio dell’Umanità
fotografie di Georg Tappeiner
Mondadori 2010, pp. 288, euro 49,90

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È un libro d’avventura, di scienza e di letteratura, ma anche e soprattutto un omaggio a quelle montagne che tutti ci invidiano: le Dolomiti, entrate a far parte il 29 giugno del 2009 dei Tesori dell’Umanità custoditi dall’Unesco. Si presenta così il volume coordinato dal grande alpinista Reinhold Messner e curato dalla giornalista e scrittrice Ursula Demeter, con il contributo di vari autori. Accanto ai testi, grande protagonista è la fotografia: una selezione di immagini scattate da Georg Tappeiner, fotografo che dal 2005 esplora le Dolomiti a piedi per catturare la magia di un territorio che si estende dalla Val Pusteria all’Isarco, dal Brenta al Cadore.

Il libro ripercorre la “scoperta scientifica” delle Dolomiti, avvenuta verso la fine del XVIII secolo ad opera dell’illuminista Déodat de Dolomieu: fu lui a identificare la particolarità del minerale che compone queste formazioni rocciose, conosciute tra le popolazioni locali come Monti Pallidi. Da quel momento in poi, le Dolomiti hanno assunto una fisionomia ben precisa nei diversi campi dell’attività umana, dalla scienza alla letteratura. Per l’estetica romantica sono addirittura diventate archetipo universale di un tipico scenario montano, definito appunto “paesaggio dolomitico”.

“Un panorama montano inconfondibile, fino alla fine dei tempi”: così lo definisce anche Messner all’inizio del volume, raccontando del suo amore a prima vista con la roccia delle Dolomiti. “Nei miei anni da arrampicatore estremo sulle pareti dolomitiche cercai e trovai l’avventura sulla verticale. Anche in seguito – confessa l’alpinista – in nessun altro luogo ho incontrato un’esposizione simile, un abisso senza il quale l’avventura non sarebbe stata possibile. Salivamo sfruttando fori e listelli, fessure e sporgenze […], resti di quella barriera corallina che anticamente si era formata nel mare e che oggi costituisce lo zoccolo ideale, la base sulla quale arrampicare”.

Di questi luoghi, che con il loro fascino hanno attirato poeti e scrittori di tutti i tempi, il volume descrive la geologia, la flora e le fauna autoctone, approfondendo anche le tradizioni delle popolazioni locali. A partire dal fascino delle valli, dei villaggi e dei rifugi in quota si affronta la progressiva affermazione turistica del territorio, ripercorrendo poi la ricchissima storia alpinistica di cui le vette dolomitiche sono state teatro. “Le Dolomiti, le montagne più belle della terra, sono rimaste per millenni un luogo da sogno. Perché c’erano solo sentieri che portavano nelle vallate impervie”, racconta Messner nel capitolo “Dolomiti. Il mio mondo, le mie radici”. “Le cose cambiarono nel 1909, quando viene inaugurata la Grande strada delle Dolomiti”.

Pagina dopo pagina, gli autori non perdono occasione per ribadire un concetto: l’importanza di tutelare questo territorio unico al mondo, per continuare a godere delle sue bellezze e fare in modo che arrivi inalterato alle generazioni future. “Oggi le Dolomiti – così come la natura che le ha create nel corso di trecento milioni di anni – costituiscono l’eredità di tutti noi e conserveranno un valore duraturo solo se saremo in grado di mantenerle e vivacizzarle in tutte le loro dimensioni e nel loro naturale processo di cambiamento, affinché anche in futuro possano continuare a regalarci, in quanto terreno di esperienza, inconfondibili panorami esteriori e interiori”.

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