Via dall’Africa, ma da che parte? È una delle grandi domande cui si trovano di fronte l’antropologia e la genetica di popolazione, nel tentativo di ricostruire i passi del popolamento del pianeta da parte degli esseri umani. Ormai da tempo viene data per assodata la teoria nota come modello “Out of Africa”, secondo cui la specie Homo sapiens ha avuto origine in Africa, e a partire da lì si è spostata per migrazioni successive, colonizzando il resto del mondo. Il problema, e qui i modelli basati sui dati archeologici e genetici iniziano a divergere, è che strada abbia seguito questa espansione. Uno studio appena pubblicato su Science, a cui hanno contribuito in modo decisivo ricercatori italiani, suggerisce che la prima grande ondata migratoria abbia seguito le coste dell’Africa orientale e dell’Asia, raggiungendo in un tempo relativamente breve il Sud Est asiatico e l’Oceania. A illustrarci la ricerca è Flavio Cruciani, ricercatore presso il Dipartimento di Genetica e Biologia Molecolare dell’Università “La Sapienza” di Roma, tra i firmatari dell’articolo insieme a Rosaria Scozzari, professore di Genetica presso la stessa università. “Ad oggi sono in campo due ipotesi principali sulla prima espansione umana. Una prevede un’espansione attraverso il Nord Africa e il Medio Oriente, avvenuta circa 50 mila anni fa. Da qui poi Homo sapiens avrebbe colonizzato l’Europa da una parte, l’Asia dall’altra. La seconda ipotesi parla invece di una migrazione lungo le coste del Corno D’Africa, verso la penisola arabica, l’India, il Sud Est Asiatico e poi l’Oceania, che sarebbe avvenuta tra 60 e 75 mila anni fa. Il problema è capire se sono avvenute entrambe le migrazioni, oppure una sola delle due, e in questo caso quale”. Per rispondere, i ricercatori hanno analizzato il Dna mitocondriale di una popolazione della Malesia, gli Orang Asli. Il Dna mitocondriale è quello esterno al nucleo, contenuto nei mitocondri, organelli che fanno da centrali energetiche della cellula, che viene ereditato solo dalla madre. Non essendo soggetto a variabilità per incrocio genetico, ma solo a mutazioni casuali, questo Dna viene usato come orologio biologico, nel senso che la frequenza delle sue mutazioni, che è nota, può servire come indicatore del momento in cui due popolazioni si sono separate. “Gli Orang Asli sono rimasti relativamente isolati dal punto di vista genetico dagli altri gruppi etnici malesi, e sono ritenuti la popolazione più antica che abiti quella zona. Infatti il loro nome in lingua malese significa più o meno aborigeni” spiega ancora Cruciani. La conclusione a cui sono arrivati i ricercatori, confrontando i dati su questa popolazione malese con quelli noti su popolazioni africane e asiatiche, è che la prima espansione di Homo sapiens sia avvenuta solo lungo la costa, e che sia stata estremamente rapida. “I primi esseri umani sembrano avere avanzato lungo le coste dell’Asia al ritmo di circa 4 chilometri all’anno, colonizzando Asia e Oceania fra 66 mila e 63 mila anni fa”. Il popolamento dell’Europa deriverebbe invece da un “ramo”distaccatosi da questo movimento migratorio diretto verso l’Asia. Allo studio, il cui primo firmatario è Vincent Macaulay dell’Università di Glasgow, hanno partecipato anche A. Archili, C. Rengo e O. Semino dell’Università di Pavia, che hanno svolto una parte importante del lavoro sperimentale.