E il buco nero mangiò la stella

Se fosse un film, lo si potrebbe immaginare come l’ultimo urlo di paura prima di una nefanda morte. O, più poeticamente, come un canto del cigno. In termini scientifici, invece, si è trattato di un fortissimo flash nella frequenza dei raggi gamma – unico nel suo genere per intensità e durata – prodotto da una stella in procinto di essere inghiottita da un buco nero distante circa 3,8 miliardi di anni luce da noi.

A registrare il flash, lo scorso 28 marzo (vedi Galileo), sono stati i ricercatori dell’Università di California (Berkeley). Ora, dopo mesi di attente analisi dei dati raccolti dal satellite Swift e dal telescopio Hubble, gli astronomi hanno pubblicato le loro conclusioni su Science in due studi.

Intensi segnali nei raggi gamma vengono spesso registrati quando le stelle collassano, oppure quando due enormi corpi celesti si scontrano. Il segnale registrato il 28 marzo (denominato Sw 1644+57) ha però delle caratteristiche mai osservate in precedenza: innanzitutto una durata estremamente lunga (a distanza di oltre due mesi i segnali vengono ancora registrati); inoltre proviene dal centro di una galassia, dove di solito stazionano enormi buchi neri. Questi due elementi hanno portato i ricercatori a formulare l’ipotesi della stella e del buco nero.“Questo incontro esplosivo avrebbe creato un’ingente quantità di energia per un periodo di tempo prolungato”, ha spiegato Joshua Bloom, astronomo all’Università di Berkeley: “Così tanta energia è dovuta al fatto che la stella stava probabilmente cadendo vorticosamente verso il buco nero e questo vortice di massa ha portato al rilascio di enormi quantità di energia sotto forma di raggi X e gamma in un fascio luminoso parallelo all’asse di rotazione stellare”. 

Probabilmente – propongono i ricercatori – circa il 10% della massa stellare è stata trasformata in energia e irradiata come raggi X e raggi gamma. Poi le condizioni di estrema gravità create dal buco nero avrebbero portato alla formazione del raggio energetico che è stato osservato dai telescopi. In tutto ciò, è solo grazie al caso se la Terra è stata colpita da questo raggio, permettendo agli studiosi di osservare un fenomeno davvero unico. Il nostro pianeta, infatti, si trova esattamente lungo l’asse di rotazione di quella stella che venne inghiottita ormai quasi 4 miliardi di anni fa.

Riferimento: DOI: 10.1126/science.1207150DOI:10.1126/science.1207143

Credit immagine: University of Warwick/Mark Garlick

2 Commenti

  1. interessante come vengono studiati i fenomeni con i raggi gamma sotto l’aspetto tecnico a volte sembrerebbe un’effetto compton comunque il bello dell’universo è che ha sempre un suo fascino nascosto

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here