E l’orso polare diventò ermafrodita

Ermafroditismo, anomalie degli organi riproduttori, malfunzionamento della ghiandola tiroidea, danni cerebrali e disturbi motori: sono gli effetti sugli orsi polari delle sostanze chimiche che arrivano dai paesi industrializzati nella regione artica. Un orso su 50 che vive in Groenlandia e isole Svalbard, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Science and Technology, nasce con organi sessuali sia femminili che maschili. La causa sarebbe l’elevata concentrazione di sostanze ignifughe accumulate nel grasso, circa 71 volte maggiore rispetto ad altri animali del Polo Nord. Il principale responsabile del fenomeno è il polibrominato difenile (Pbde), una sostanza che riduce l’infiammabilità di divani e tessuti d’arredamento, usata in Europa e in Nord America. Gli inquinanti sono trasportati dalle correnti e dai venti ed entrano a far parte della catena alimentare attraverso il plancton. I ricercatori, di Canada, Alaska e Danimarca, stanno studiando anche le altre conseguenze di un’esposizione prolungata al Pbde. Già Colin Butfield, leader del Wwf, ne aveva denunciato un mese fa la pericolosità anche per le orche. Gli effetti nefasti dell’inquinamento e del riscaldamento globale potrebbero portare l’orso polare all’estinzione entro la fine del secolo: in meno di dieci anni, nella regione di Hudson Bay, in Canada, il loro numero è diminuito da 1.100 a 950. (t.m.)

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