Ebola, l’Unicef raddoppia l’impegno contro l’epidemia

I contagi di ebola sono ormai prossimi a 14mila e quasi un terzo (gli ultimi aggiornamenti parlano di 4.951 morti) sono le vittime dell’epidemia. Molti sono anche i bambini colpiti dal virus: almeno un quinto dei casi confermati, a cui vanno aggiunti tutti gli altri non interessati direttamente dalla malattia, ma che hanno perso i genitori, le scuole, i luoghi e i compagni di gioco, e che sono stati allontanati o rifiutati dalle proprie comunità, colpa dello stigma che circonda ebola. E qui la conta dei bambini coinvolti raggiunge numeri ancora più spaventosi.

Per Peter Salama, coordinatore globale dell’emergenza ebola per l’Unicef, circa 4mila sono i bambini diventati orfani a seguito della malattia, ma in totale i bambini colpiti indirettamente dall’epidemia (“circondati dalla morte”, dice) sono 5 milioni. “Le scuole sono chiuse, i bambini sono confinati nelle loro case e scoraggiati a giocare con gli altri bambini”, ha spiegato Salama: “Oltre a quelli orfani, molti più bambini vengono allontanati per la loro protezione in centri di quarantena senza sapere se i loro genitori sono vivi o morti”. Per questo, continua Salama, l’Unicef ha annunciato che raddoppierà il proprio impegno nei tre paesi maggiormente colpiti dall’epidemia (Guinea, Liberia e Sierra Leone), portando lo staff da 300 a 600 operatori.

Nel frattempo un altro medico colpito dal virus è morto in Sierra Leone, colpendo un sistema sanitario già precario prima dello scoppio dell’epidemia. Nel 2010 infatti nel paese si contavano appena due medici ogni 100 mila persone, negli Usa, per confronto erano 240 per ogni 100 mila abitanti.

Dei sistemi sanitari al collasso ha parlato anche la direttrice generale dell’Oms, Margaret Chan: “Senza le fondamentali infrastrutture sanitarie pubbliche a posto, nessun paese è stabile. Nessuna società è al sicuro”, che ha poi aggiunto, a proposito della mancanza di ricerca sul virus dell’ebola, ormai noto da decenni: “Dal momento che ebola è stata storicamente limitata alle povere nazioni africane, l’incentivo in ricerca e sviluppo incentivo è stato praticamente inesistente. Un’industria guidata dal profitto non investe in prodotti destinati a mercati che non possono pagare. L’Oms ha cercato di mettere in risalto questo problema per anni. Ora la gente può vederlo con i propri occhi”.

Via: Wired.it

Credits immagine: EU Humanitarian Aid and Civil Protection/Flickr CC

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