Categorie: Vita

Ecco dove ha sede l’immaginazione

L’arte, l’abilità di inventare nuovi strumenti, la capacità di trovare soluzioni ai problemi più disparati: tutti esempi, o meglio espressioni, della capacità umana di immaginare. Ma dove ha sede, biologicamente parlando, l’ immaginazione? Un po’ ovunque nel nostro cervello, dispersa qua e là in un network neurale piuttosto diffuso. È questa la tesi di un gruppo di ricercatori del Dartmouth College, che su Pnas presentano i risultati del loro esperimento per stabilire dove si trovi questo aspetto del pensiero umano così sfuggente.

Gli scienziati si sono infatti chiesti: in che modo il cervello ci permette di manipolare le immagini mentali? Ovvero, come riusciamo, a costruirci mentalmente delle nuove immagini di oggetti, animali che differiscono completamente da quello che vediamo con gli occhi? Un esempio per tutti, spiegano gli scienziati: immaginareun calabrone con la testa di un toro. Come riusciamo a farlo?

Per rispondere alla domanda gli scienziati hanno chiesto a un gruppo di 15 persone di immaginare specifiche forme astratte e quindi di combinarle a formarne delle nuove più complesse o di scomporle in parti separate. Nel frattempo i ricercatori hanno registrato l’ attività cerebrale dei partecipanti con risonanza magnetica funzionale. Analizzando i risultati, gli scienziati hanno visto che quando il cervello immagina si registra un’attività piuttosto diffusa nelle aree corticali e sottocorticali. Questo pattern somiglia al network neuronalelargamente diffuso, ipotizzato nella teoria del mental workspace (spazio di lavoro mentale) che gli scienziati ritengono essere alla base del pensiero cognitivo umano.

Per i ricercatori di Dartmouth, quindi, l’immaginazione e la creatività sono il prodotto dell’attività di questa rete neurale diffusa, che coscientemente manipola immagini, simboli e teorie, come racconta all’Huffingtonpost.com Alex Schlegel, primo nome del paper su Pnas: “Siamo in grado di creare arte, possiamo pensare scientificamente, possiamo pensare matematicamente. E in molti di questi casi, ciò richiede la capacità di avere una rappresentazione mentale di idee, simboli e immagini, e di essere in grado di giocare con loro nella nostra mente”.

La scoperta dei meccanismi alla base dell’immaginazione non è importante solo per far luce sull’organizzazione del cervello, aggiunge Schlegel, ma anche per capire dove ha origine la creatività umana e per poter trasferire queste informazioni su macchine in grado di svolgere processi creativi

Via: Wired.it

Credits immagine: Kevin Conor Keller/Flickr

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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  • Questi continui esperimenti ripetitivi di stimolazione di varie funzioni cognitive,dove vengono attivate più o meno intensamente grandi zone del cervello anche con una suddivisione fine,mi sembra che oramai non dicano più niente,non portano a niente,non servono a niente.
    Sicuramente sarebbe più utile investigare su piccoli gruppi di neuroni,come quelli presenti all’interno delle colonne corticali e ai circuiti che formano.
    A questo riguardo mi domando se i neuroscienziati che cercano di capire il funzionamento del cervello abbiano anche delle basi di elettronica,indispensabili per riconoscere fra vari tipi di circuito quelli che potrebbero essere utilizzati dal nostro cervello.
    Le uniche analogie che il cervello ha con il sistema digitale nella produzione e trasmissioni dati sono ,la scarica del neurone,tutto o niente,e la trasmissione in parallelo di questi segnali dovuta alla sincronizzazione di gruppi più o meno ampi di neuroni.
    Tutto il resto,cioè la creazione delle condizioni di scarica del neurone è analogico.
    Per capire il funzionamento del cervello bisognerebbe partire dalle basi delle sue strutture,cioè dai suoi circuiti.
    Sarebbero indispensabili nozioni di elettronica dei circuiti analogici,come quelli per la produzione di audio e video per esempio,ma anche sapere come è fatto e come funziona un microprocessore e come un sistema operativo dà significato al tutto.
    Uno studioso del cervello che abbia delle basi anche illimitate in biologia,medicina,neuroscienze,magari condite con un po’ di filosofia che ritengo sorpassata per lo scopo,senza nozioni approfondite di elettronica e di informatica non lo vedo capace di immaginare e di conseguenza di capire il funzionamento del cervello.

  • Sono molto daccordo con Fiorenzo , è come se Galileo trovandosi di fronte ad uno schermo tv dei giorni nostri, volesse immaginare e capire il suo funzionamento senza basi di elettronica e informatica.

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