Categorie: Ambiente

Clima, quanto crescerà il livello degli oceani?

Le cose si mettono sempre peggio: 25 anni di studi sull’innalzamento del livello degli oceani potrebbero riassumersi così. Ma sarebbe una valutazione decisamente troppo superficiale. Lo sostiene anche la rivista Nature, che nel suo numero speciale dedicato al rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) mostra tutte le sfaccettature scientifiche del problema. Al centro della discussione ci sono le eccezioni geografiche – non tutte le coste corrono il rischio di essere sommerse – e il conflitto tra due modelli sperimentali che portano a stime contrastanti.

Trovare un accordo sulle stime infatti sembra difficile: secondo Stefan Rahmstorf, oceanografo presso il Potsdam Institute for Climate Impact Research (Pik), le ipotesi sull’innalzamento del livello degli oceani avanzate dall’Ipcc nel 2007 – tra 18 e 59 centimetri entro il 2100 – non erano affatto verosimili. A conti fatti, quelle proiezioni avrebbero potuto spiegare poco più del 60% dell’aumento già osservato empiricamente tra il 1961 e il 2003. Insomma, nonostante la crescente preoccupazione su scala globale i modelli si erano rivelati quasi uno scherzo.

Non a caso le indiscrezioni sulla bozza del report Ipcc raccolte da Nature parlano di nuove stime che si aggirerebbero intorno ai 100 centimetri entro il 2100. Il modello di Rahmstorf, invece, puntava più in alto già nel 2007, prevedendo un incremento del livello degli oceani di 140 centimetri per la fine del XXI secolo. La differenza sostanziale tra le previsioni, spiega la rivista, sarebbe dovuta al fatto che i modelli di simulazione Ipcc sono molto complessi, mentre quello dell’oceanografo tedesco si limita a calcolare correlazioni dirette tra temperatura e livello del mare sulla base di dati storici.

Tuttavia, i modelli semi-empirici simili a quello di Rahmstorf hanno la fama di essere “fin troppo facili da calcolare”, come sostiene Philippe Huybrechts, glaciologo della Vrije Universiteit di Bruxelles, e non sono tenuti in grande considerazione da parte dell’Ipcc. Il fatto che il panel di scienziati abbia ritoccato le stime dell’innalzamento del livello degli oceani fa però pensare che il fenomeno sia stato effettivamente sottovalutato nel corso degli ultimi decenni.

Che si tratti di un metro, come ipotizzerebbero le simulazioni dell’Ipcc, o addirittura di due, come calcolato dalle stime più estreme fornite dai modelli semi-empirici, la quantificazione dell’innalzamento dei livelli degli oceani resta una vera e propria chimera scientifica. Nel bene e nel male. Se le stime più drastiche parlano di 187 milioni di persone che potrebbero vedere sommerse le proprie case nell’arco di un secolo, è anche vero che non tutto il mondo corre lo stesso rischio.

Per esempio nel continente nordamericano le terre emerse di alcune zone dell’Alaska (a ovest) e della baia di Hudson (a est), stanno guadagnando fino a 1 centimetro all’anno. Il fenomeno è dovuto in parte all’assottigliamento dei ghiacci che ricoprono il territorio: a partire dal termine dell’ultima era glaciale, l’alleggerimento del fardello glaciale ha permesso alla crosta terrestre di sollevarsi più velocemente. Le cose invece vanno assai diversamente per la costa atlantica degli Stati Uniti, destinata a un lento declino verso il mare.

Dire con precisione cosa succederà agli abitanti delle zone costiere nei prossimi 100 anni resta ancora un enigma. Va anche detto che le stime sullo scioglimento dei ghiacci (vedi Galileo: I ghiacciai si sciolgono davvero) non sono le uniche informazioni cruciali per determinare il futuro del pianeta. L’effetto serra, l’albedo planetaria, le correnti oceaniche e le attività dell’uomo giocano un ruolo altrettanto importante e molto difficile da quantificare. L’unico calcolo certo riguarda gli effetti del completo scioglimento dei poli: se un giorno lontano questo evento improbabile dovesse mai verificarsi, il volume d’acqua liberato innalzerebbe gli oceani fino a 65 metri. Quanto basta per inabissare le gambe della Statua della Libertà.

Riferimenti: Nature Ipcc 2013

Credits immagine: Krug6/Flickr

Lorenzo Mannella

Si occupa di scienza, internet e innovazione. Laureato in Biotecnologie presso l'Università di Pisa, ha frequentato il master SGP in comunicazione scientifica presso Sapienza Università di Roma. Collabora con Galileo dal 2011. Scrive per Wired, Sapere e L'Espresso.

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