Eruzione? Chiudete la finestra

Una nuova eruzione del Vesuvio potrebbe provocare tante vittime quanto il recente tsunami in Asia. È la macabra conclusione di un gruppo di ricercatori inglesi membri del progetto europeo Exploris. I risultati dello studio che ha visto impegnati vulcanologi, ingegneri civili e medici sui rischi per la popolazione di una eruzione vulcanica sono stati pubblicati sulla rivista Bulletin of Vulcanology. Secondo gli autori della ricerca il Vesuvio è uno dei più gravi pericoli che minacciano l’Europa. Tuttavia, grazie a quanto insegnatoci dalla tragica eruzione del vulcano Montserrat nei Carabi, avvenuta nel 1997, il pericolo di nuove eruzioni può essere efficacemente affrontato. Studiando gli effetti devastanti del vulcano caraibico, molto simili all’eruzione che distrusse Pompei nel 79 d.C., i ricercatori hanno notato come gran parte dei danni fossero imputabili all’impatto del fronte lavico con gli edifici. La pressione dei gas è stata infatti sorprendentemente bassa e la devastazione, invece, dovuta alla penetrazione della massa fluida attraverso porte e finestre aperte. Tanto che una netta riduzione dei danni si può ottenere semplicemente rivestendole di materiale termoresistente. Questa soluzione, secondo i ricercatori inglesi è molto più efficace del già previsto piano di evacuazione che richiede tempi lunghi e difficoltà organizzative enormi. Non tutti gli studi sembrano però così ottimisti. Alcuni ricercatori italiani, guidati da Lucia Gurioli dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Pisa, hanno infatti stimato la temperatura raggiunta nell’eruzione di Pompei, sulla base delle proprietà magnetiche dei resti. Il modello proposto sulla rivista Geology permette di vedere gli effetti turbolenti dovuti al posizionamento di edifici e strade. Secondo lo studio non sembra che vi sia una diminuzione della temperatura sotto i 100°C, soglia necessaria per permettere per esempio alle squadre di soccorso di arrivare senza rischiare di liquefarsi. (m.cap.)

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