Dopo 7 mesi di viaggio Exomars, la missione dell’Esa lanciata il 14 marzo dalla base di Baikonur in Kazakistan con un razzo Proton russo è quasi arrivata a destinazione. Ieri il lander Schiaparelli – così chiamato in onore dell’omonimo scienziato italiano che scoprì i canali di Marte – si è separato con successo dalla sonda Trace Gas Orbiter (Tgo). Ora sta iniziando una fase di discesa che terminerà mercoledì 19 ottobre con un atterraggio da brivido grazie al quale l’Agenzia spaziale europea (Esa) potrà dimostrare di saper atterrare su Marte.
Schiaparelli è destinato a lavorare solo pochi giorni, mentre la fase operativa della missione sarà svolta dal Tgo. Più o meno contemporaneamente, il 19 ottobre la sonda si inserirà nell’orbita intorno a Marte con una manovra di aerobraking, una complessa operazione di volo che sfrutta la resistenza dell’atmosfera di un pianeta per diminuire la velocità e scendere di quota. A quel punto, se tutto andrà nel verso giusto, la sonda inizierà a lavorare.
Tra i suoi compiti c’è quello di misurare i livelli di gas metano, un possibile indicatore della presenza di vita sul Pianeta rosso, in quanto può essere prodotto come scarto derivato dal consumo di nutrienti.
Il lander di forma discoidale si è separato dalla sonda madre con qualche piccolo inconveniente che ha fatto tremare i tecnici dell’Esa allo Space Operations Centre di Darmstadt, in Germania, perché all’inizio i segnali ricevuti dal Tgo non contenevano quelli sullo stato di Schiaparelli, ma più tardi l’Esa ha fatto sapere che il collegamento è stato ristabilito.
Adesso Schiaparelli dovrà eseguire un atterraggio molto delicato combinando l’uso di propulsori e paracadute a una velocità di circa 21mila chilometri all’ora entrando nell’atmosfera e toccando il suolo nell’arco di sei brevissimi minuti.
Sia l’atterraggio di Schiaparelli che la raccolta dati del Tgo in merito ai gas contenuti nell’atmosfera di Marte apriranno la strada alla seconda parte della missione ExoMars, quella che prevede l’invio di un rover. La missione era inizialmente prevista per il 2018 ma a conti fatti l’Esa ha ritenuto più realistico rinviarla al 2020. Tra i compiti del rover c’è quello di perforare il terreno fino a due metri di profondità con un trapano di fabbricazione italiana, per prelevare campioni dal suolo di Marte da far analizzare con altri strumenti a bordo del robot.
Sarà grazie all’atterraggio dimostrativo di mercoledì prossimo che sarà possibile far atterrare il futuro rover, mentre il lavoro della sonda Tgo a caccia di metano nell’atmosfera indicherà i siti migliori dove mandare il robot a scavare. La speranza maggiore è quella di trovare tracce di vita presente o passata su Marte anche se forse, per avere una conferma definitiva, bisognerà aspettare le missioni umane appena annunciate sia da SpaceX che dal presidente Obama.
Via: Wired.it