La fame torna a crescere in Africa, complici i cambiamenti climatici

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Foto: Photo: Andy Hall/Oxfam via Wikipedia

Lo spettro della fame torna a crescere in Africa. Dopo anni di relativi successi, nel 2017 il numero di persone che soffrono di denutrizione cronica ha raggiunto i 257 milioni, un africano su cinque.  Dal 2015, 34,5 milioni di persone denutrite in più, pari a circa metà degli italiani. A invertire la rotta dopo anni di relativi progressi sono stati la crisi globale, il susseguirsi di conflitti locali ma anche le conseguenze del cambiamento climatico. Questo è il quadro inquietante che emerge dal rapporto “Africa Regional Overview of Food Security and Nutrition” realizzato congiuntamente da FAO ed ECA – Commissione economica per l’Africa dell’ONU. Tra le cause di questa inversione, oltre alle difficoltà dell’economia globale, all’instabilità politica locale e alle guerre, anche i cambiamenti climatici.

I numeri della denutrizione in Africa

Il report conferma che in Africa si continua a soffrire la fame più che in ogni altra area del globo. Particolarmente colpita è l’Africa occidentale, area di grande emigrazione e responsabile di quasi metà dell’incremento, seguita dall’Africa orientale. In particolare, 32,6 milioni di persone si registrano nell’Africa subsahariana e 1,9 milioni nell’Africa settentrionale. Il report focalizza inoltre l’attenzione sulla percentuale di bambini sotto i cinque anni in condizioni miserevoli. Il numero va diminuendo, ma molti paesi sono ancora lontani dal raggiungere gli obiettivi fissati. Infatti ancora il 7 % dei bambini sotto i cinque anni pesa troppo poco in rapporto all’altezza, e più del 30% dei bambini, per un totale di 59 milioni, pesa troppo poco in rapporto alla propria età.

L’impatto del riscaldamento globale

Tra i fattori che hanno un impatto diretto sulla denutrizione in Africa ci sono le condizioni climatiche estreme che stanno aumentando per via del riscaldamento globale: più eventi estremi come alluvioni e siccità colpiscono infatti il continente e sono capaci di mettere in ginocchio la produzione agricola e far lievitare i prezzi. Il report stima che negli ultimi dieci anni, 16 milioni di persone abbiano sofferto le conseguenze dei disastri ambientali. In particolare, nell’Africa Orientale e nel Sud del continente la produzione alimentare è stata colpita dagli effetti su scala globale di El Niño. Diversi paesi continuano a essere colpiti dalla scarsità di piogge o dalla siccità e benché non tutti i fenomeni a breve termine siano oggi direttamente imputabili al riscaldamento globale, si stima che gli eventi climatici estremi saranno via via più frequenti. “Le strategie per l’adattamento ai cambiamenti e per la riduzione del rischio di disastri devono andare di pari passo con gli interventi su nutrizione e cibo”, dice il report.

Fare di più contro la fame in Africa

“L’inversione è dovuta alla situazione economica globale difficile, al peggioramento delle condizioni ambientali e, in molti paesi, ai conflitti e alla variabilità del clima, effetti che a volte sono combinati”, scrivono nel report Abebe Haile-Gabriel, vicedirettore della FAO, e
Vera Songwe, segretario esecutivo dell’ECA. L’insicurezza alimentare sarebbe di gran lunga peggiorata nei paesi politicamente instabili o del tutto fuori controllo, ma anche nei paesi che hanno sofferto siccità come nelle regioni del Sud e dell’Est africano. E anche se nel 2017 la situazione è leggermente migliorata, osservano gli autori del rapporto, è necessario incrementare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi di  Malabo 2025 e i programmi dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030 delle Nazioni Unite.

Foto: Andy Hall/Oxfam via Wikipedia

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