“Figli di un Universo maggiore”

“L’Universo è in espansione accelerata”. A sostenerlo è Alan Guth, professore al Massachussetts Institute of Technology (Mit) di Cambridge, autore della teoria “inflazionaria” pubblicata nel 1980 e che ipotizza un’espansione dell’Universo estremamente rapida. Lo scienziato statunitense ha esposto le sue idee nel corso dei lavori della Scuola Internazionale di Fisica Subnucleare di Erice. E ha fatto anche altre affascinanti ipotesi sull’origine del Cosmo.Gli studi di Guth sembrano avvalorati da recentissimi lavori compiuti dalla Nasa che, attraverso l’utilizzo del satellite Map (Microwave Anisotropy Probe), ha individuato una serie di elementi che proverebbero che l’Universo è ancora in espansione. L’agenzia spaziale statunitense è giunta a queste conclusioni misurando il calore rimasto dal Big Bang, dal quale l’Universo sarebbe nato 14 miliardi di anni fa. Da queste osservazioni la Nasa ipotizza che l’espansione non dovrebbe terminare in un collasso globale, cioè a dire nessun Big Crunch. Il satellite della Nasa è stato lanciato nel 2001 in una posizione di equilibrio gravitazionale fra la Terra e il Sole, una “zona” considerata a riparo da perturbazioni gravitazionali. Tuttavia già nel 1997 un gruppo di astronomi aveva intuito, attraverso osservazioni telescopiche, che la gravità dell’Universo era contrastata da un’energia oscura che lo obbligava a espandersi a una velocità sempre maggiore. Scopo di questi studi, condotti con tecniche diverse, compresa l’osservazione di Supernove nelle galassie più distanti, lontane otto miliardi di anni luce, era di scoprire se nell’Universo si fosse accumulata una quantità di materia tale da fermare l’attuale fase di espansione e portare a un collasso.Nessuna decelerazione, dunque, e, pertanto, nessun collasso all’orizzonte: l’Universo prosegue la fase della dilatazione. La teoria inflazionarla di Alan Guth, come è noto, ipotizza che la rapidissima espansione del Cosmo – passato, in una frazione di secondo, dalle dimensioni di una particella elementare a quello di un’arancia – sia scaturita dall’enorme energia contenuta nel vuoto. Il vuoto può essere definito come un’entità composta soltanto da Spazio e Tempo. Questa energia è di segno opposto a quella gravitazionale, determinata dalle masse di stelle e galassie. Secondo la Nasa l’energia del vuoto (quella che per Guth ha generato l’espansione) sembra superare tutta l’energia contenuta nell’Universo a noi visibile. Pertanto, se realmente l’energia che ha generato l’espansione dell’Universo è maggiore, il collasso non potrà mai avvenire. Sulle dinamiche che hanno generato e governano l’Universo, non mancano contrasti fra gli studiosi. Tuttavia, gli studi di Guth (sia la teoria inflazionarla del 1980, che la nuova ipotesi dell’Universo che continua a espandersi) trovano numerose conferme, collocandosi, quindi, fra quelli più autorevoli.A Erice Guth ha parlato di altre affascinanti ipotesi come quella che il nostro Universo potrebbe essere figlio di un Universo “madre”. “In “bolle” non accessibili – dice Guth – (al di là dei quasar) probabilmente, in questo momento, sta nascendo l’espansione inflazionaria”, quindi, potrebbero essere in fase di “costruzione” altri Universi. Le “bolle” – grumi carichi di energia in condizioni instabili – potrebbero generarsi in prossimità dei “buchi neri”. L’Universo che osserviamo, che oggi riusciamo a vedere, pertanto, secondo Guth, potrebbe rappresentare soltanto “un’infinitesima parte di un Cosmo più grande”.A margine dei lavori della Scuola di Fisica Subnucleare, nel suggestivo “baglio” del Centro “Ettore Majorana”, corteggiato dai giovani fisici provenienti da tutto il mondo, Alan Guth ha anticipato che sta lavorando su come “calcolare in termini probabilistici il destino dell’Universo”. Una sfida mai lanciata da nessuno prima di adesso e che presuppone lo studio delle probabilità che hanno le “bolle” (quindi gli altri Universi) di espandersi e di contrarsi. Unico supporto disponibile per questa impresa è la meccanica quantistica.

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