Foreste a ritmo accelerato

Le foreste degli Stati Uniti orientali stanno crescendo molto più velocemente di quanto non abbiano mai fatto negli ultimi duecento anni. Lo dichiara su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) un’equipe di ecologi capitanata da Geoffrey Parker, che dal 1987 sta misurando e catalogando gli alberi presenti nella foresta che circonda il centro di ricerca presso cui lavora, lo Smithsonian Enviromental Research Center (Serc), situato quindici chilometri a sud di Annapolis, nel Maryland. Il responsabile di questa accelerazione? Il cambiamento climatico.

I dati utilizzati per lo studio sono stati raccolti durante gli ultimi 23 anni e si riferiscono a 55 zone della foresta. Queste aree sono di grandezza variabile – da 75 a 15 metri quadrati di superficie – e gli alberi presenti hanno un’età compresa tra i 5 e i 225 anni.

Generalmente le foreste crescono più velocemente quando sono giovani e man mano che invecchiano rallentano lo “sviluppo”, aumentando però la loro ‘biomassa’, ossia la materia di cui sono costituite (tronco, rami, radici, foglie,…). Conoscendo specie e diametro di ciascun albero, i ricercatori del Serc hanno potuto calcolare la biomassa delle aree in esame; in seguito hanno creato una “crono-sequenza”, raggruppando serie di alberi dello stesso tipo a differenti stadi di sviluppo, in modo da poter stabilire la loro velocità di crescita.

Stando ai calcoli, il 90 per cento della foresta sta mettendo su peso molto più velocemente di quanto previsto: dalle due alle quattro volte. Si parla di due tonnellate di biomassa in più all’anno ogni quattromila metri quadrati di superficie. In pratica, è come spuntasse un albero di sessanta centimetri di diametro in ciascun acro in appena 12 mesi.

Secondo gli studiosi, le cause vanno ricercate nel cambiamento climatico e in particolare nell’aumento della temperatura (quasi un decimo di grado), in un maggior quantitativo di anidride carbonica in atmosfera (aumentata del 12% negli ultimi vent’anni) e in una stagione favorevole alla crescita più lunga (7,8 giorni in più all’anno). Tutti fenomeni che hanno come conseguenza un aumento del sequestro della CO2 , utilizzata dalla pianta per fare fotosintesi e aumentare la propria biomassa.

I ricercatori ancora non sanno quanto esteso sia il fenomeno, ma ritengono che i risultati possano essere rappresentativi di tutte aree boschive degli Stati Uniti orientali, che non differiscono molto da quella che circonda il Serc per quanto riguarda clima e specie. Intanto sperano che altri ecologisti in diverse parti del mondo stiano raccogliendo dati, in modo da poter presto avere un quadro il più completo possibile su questo effetto del cambiamento climatico. (f.p.)

Riferimento: doi: 10.1073/pnas.0912376107

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

12 − five =