Il geco? Un supereroe che corre sull’acqua – VIDEO

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(Credits: Current Biology Jasmine A. Nirody et al.)

Nuota e cammina, insieme. A vederlo al rallentatore, il movimento del geco nell’acqua è difficile da classificare: non sta propriamente sbracciando, né pestando la superficie del liquido, piuttosto la attraversa con un acrobazia a metà tra il nuoto e la camminata. La sua è più una corsa sull’acqua, si direbbe. A svelare in che modo il geco riesca nell’impresa è oggi uno studio pubblicato su Current Biology.

Il geco come un supereroe

Che i gechi siano più che agili a muoversi sulle superfici più disparate è noto da tempo. Per esempio, sono abilissimi a camminare sul soffitto  e questa loro abilità ha ispirato la realizzazione di nuovi materiali adesivi e un’infinità di altre ricerche. “Possono correre su una parete alla velocità di un metro al secondo, possono planare, drizzarsi a mezz’aria con un colpo di coda e nascondersi sotto una foglia correndo a tutta velocità – ricorda Robert Full della University of California di Berkeley, tra gli autori dello studio – Ora sappiamo che possono correre alla velocità di un metro al secondo anche sopra l’acqua. Nessun altro ci riesce; i gechi sono dei supereroi“. Ma perché mai i supereroi sfoderano questo superpotere? Ardian Jusufi del Max Planck Institute for Intelligent Systems di Stoccarda, un altro ricercatore che ha preso parte allo studio, qualche idea se l’è fatta in Cambogia: i gechi sfoderano il loro guizzo a pelo d’acqua in situazioni di pericolo, per scappare ai predatori.

La domanda rimaneva piuttosto un’altra: come ci riescono? Come battono sul tempo iguana marine, anatre e alligatori e come soprattutto riescono nell’impresa da un punto di vista fisico? I gechi sono infatti troppo grandi per galleggiare sull’acqua sfruttando la tensione superficiale come gli insetti, e troppo piccoli per usare la forza e la spinta delle zampe come fa per esempio la lucertola basilisco (nota come “Lucertola Gesù”: indovinatene il motivo).

Oltre i limiti

Per venire a capo del mistero, Jasmine Nirody della University of Oxford e della Rockefeller University, primo nome del paper, e colleghi hanno preso dei gechi asiatici (Hemidactylus platyurus) e delle vasche riempite d’acqua, di cui ne variavano la tensione superficiale tramite l’uso di sapone. I ricercatori hanno dunque messo gli animali su delle assi in prossimità delle vasche, e li hanno spaventati spingendoli verso l’acqua. Nel mentre hanno filmato il tutto. Analizzando in dettagli i video degli esperimenti gli scienziati hanno osservato che i gechi riescono nell’impresa di guizzare sull’acqua grazie alla combinazione di meccanismi diversi.

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(Credits: Current Biology Jasmine A. Nirody et al.)

Per esempio usano la coda sia per sollevarsi che per muovere l’acqua, sfruttano la superficie liscia idrorepellente della loro pelle per planarci e rimanerci sopra, e usano le loro zampe per pagaiare nell’acqua, colpendone la superficie con le zampe in modo tale da creare sacche d’aria che li aiutano a mantenersi a galla. Pardon, a correre. In presenza di saponi, che modificano la tensione superficiale, le abilità diminuivano (i gechi rallentavano), osservano i ricercatori, ma rimanevano comunque presenti.

La scoperta della tattica del geco in acqua, conclude Nirody, potrebbe ispirare ancora la ricerca. Per esempio mimare i suoi superpoteri potrebbe aiutare le attività di monitoraggio nelle aree alluvionate.

Riferimenti e credits immagini: Current Biology

 

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