Genio da coltivare

Newton, Einstein, ma forse anche Socrate, Darwin e Warhol. Secondo Micheal Fitzgerald, psicoanalista irlandese e docente presso il Trinity College di Dublino, questi personaggi famosi sarebbero stati affetti da sindrome di Asperger. Almeno a giudicare dalle analogie fra il loro comportamento e quello di alcuni suoi pazienti colpiti da questa particolare forma di autismo. È questa la tesi centrale anche del suo ultimo libro “Autism and Creativity: Is There a Link Between Autism in Men and Exceptional Ability?”. “Francamente non capisco su quali dati si basi questo studioso psicanalista per giungere a tali conclusioni”, commenta Tiziana Zalla, ricercatrice associata presso l’Institut des Sciences Cognitives di Lione (Francia) e una delle autrici del libro “La mente degli altri” (Editori Riuniti, € 16,00). “Quanto alle relazioni tra genialità e autismo, basta far riferimento ai numerosi resoconti clinici fatti da studiosi contemporanei per rendersi conto che a volte gli individui affetti da sindrome di Asperger mostrano delle abilità eccezionali in alcuni campi del sapere, nella matematica o nella memoria”.La sindrome di Asperger è un disturbo dello sviluppo, di solito associato a un quoziente intellettivo superiore alla norma. Le persone affette da questa malattia in genere si comportano in modo inopportuno in contesti sociali, manifestano atteggiamenti egocentrici e ipersensibili, mancano di buonsenso, anche se sono in grado di avere idee eccezionalmente originali. Il loro vocabolario è molto esteso ma tendono a essere pedanti e hanno interessi molto circoscritti. Questa forma di autismo è più frequente fra gli uomini, tanto che alcuni esperti definiscono “cervello di Asperger” un caso estremo di cervello maschile. “Ricordo di un caso di autismo presentato a una conferenza”, dice Zalla. “Questa persona aveva una passione per i numeri telefonici e riusciva a ricordare tutti i numeri di telefono delle pagine bianche della sua città. Lo sviluppo eccezionale e anomalo di alcune facoltà quindi non sempre conduce a forme di genialità. Certo è che in circostanze particolarmente favorevoli una persona dotata di capacità cognitive eccezionali può metterle a frutto e divenire un genio. In realtà, solo una piccola minoranza di autistici mostrano questo profilo”. Ma allora la domanda da porsi è: cos’è l’autismo? “Con questo termine”, risponde Zalla, “così come lo avevano descritto Kanner nel 1943 e Asperger nel 1944, s’intende un ripiegamento su se stessi e un isolamento sociale. Il DSM IV (il Manuale della Classificazione per i Disturbi Psichiatrici dell’American Psychiatric Association, 1994) lo definisce come un disordine caratterizzato dalla presenza di uno sviluppo anormale o patologico dell’interazione sociale e della comunicazione e da un repertorio marcatamente ristretto di attività e interessi”. I disturbi sono invalidanti e spesso accompagnati da un forte ritardo mentale, con una quoziente di intelligenza nettamente inferiore alla media. L’autismo inoltre ha delle appurate basi genetiche e si manifesta assai precocemente nello sviluppo neuropsicologico dell’individuo. Questo è il contesto in cui si inserisce la sindrome di Asperger. Ma esiste un solo autismo o molteplici manifestazioni di un unico disturbo? “Esistono diverse forme di autismo, più o meno gravi. La sindrome di Asperger rappresenta la forma meno invalidante”, va avanti Zalla. “Se poi si tratti di una delle molteplici manifestazioni di un unico disturbo è, credo, una questione aperta per la psichiatria. A mia conoscenza, l’unico criterio che ci permette di categorizzarle come uno stesso disturbo viene dalla genetica e dal fatto che queste diverse forme si ritrovano nelle stesse famiglie”. Le persone che soffrono di questa patologia devono fare i conti con i pregiudizi e la discriminazione di chi li circonda. Quanto influisce questo atteggiamento sull’andamento della malattia? “Credo purtroppo che il pregiudizio e la discriminazione investano tutte le forme di handicap fisico e intellettuale”, conclude la ricercatrice. “Certamente, si sa poco sull’autismo e la psicanalisi ha contribuito fortemente a creare confusione nell’opinione comune e ha ritardato lo sviluppo di metodi psicoterapeutici efficaci e di trattamenti terapeutici adeguati”.

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