Categorie: Salute

Hiv, quanto funzionano i test fai da te

Hivst sta per Hiv Self-Testing: test per identificare la presenza di hiv da soli, a casa. Self in tutto: nella raccolta del campione da analizzare, nell’esecuzione delle analisi e nell’interpretazione dei risultati. Le diagnosi non sono mai definitive (eventuali positività devono essere confermate da professionisti sanitari) ma Hivst rappresenta uno strumento di screening importante, soprattutto per le zone non raggiunte dai programmi di Hiv Testing and Counseling (Htc) che richiedono inoltre l’impiego di personale formato. Soprattutto considerando che nell’Africa sub-sahariana la metà degli infetti non sa di esserlo e solo un quarto degli adulti si è sottoposto recentemente a un test per scoprirlo. Ma questi test fai da te (sul sangue ottenuto da una puntura sul dito o su saliva) funzionano? Ovvero, una volta messi a disposizione vengono usati, sono sicuri e accurati? Abbastanza, risponde oggi uno studio pubblicato su PLoS Medicine (qui altri studi relativi al tema del self-testing per hiv).

Lo studio in questione si riferisce a un’indagine compiuta a Blantyre, in Malawi su oltre 16mila persone (adulti maggiori di 16 anni) al quale era stato distribuito un tipo di Hivst e spiegato come andasse utilizzato (nello specifico l’OraQuick Advance Rapid Hiv-1/2 Antibody Test). Durante i due anni presi in esame dallo studio i ricercatori hanno osservato che il tasso di self-testing era piuttosto elevato: circa tre quarti della popolazione lo aveva eseguito (un tasso particolarmente alto tra donne e adolescenti) e oltre la metà delle 1.257 risultate positive aveva quindi avuto accesso ai programmi di trattamento per Hiv. Inoltre, fanno notare i ricercatori, l’accuratezza dei test era elevata (con una concordanza del 99,4% tra Hivst e Htc) e quasi la totalità di chi aveva aderito al test (94,4%) si è dichiarato soddisfatto.

Pur riconoscendo alcuni limiti dello studio – come per esempio il non aver considerato il turnover della popolazione, le imprecisioni relative alla modalità di acquisizione dei dati di adesione o la possibilità che i self-test abbiano un diverso tasso di accettazione nelle città (come nel caso descritto) – per i ricercatori quanto osservato è sufficiente a sostenere la promozione degli Hivst su più larga scala come strumento di controllo complementare alla lotta al virus.

Via: Wired.it

Credits immagine: NIAID/Flickr CC

 

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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