Lo scorso ottobre nello Utah si è avuta la temperatura più bassa mai registrata in quel mese negli Stati Uniti: -37.1°C. E’ solo uno degli eventi atmosferici estremi a cui abbiamo assistito sempre più spesso negli ultimi anni. Apparentemente in contraddizione con l‘impennata globale delle temperature. Ma gli scienziati, come spiegano da tempo, hanno sempre distinto nettamente i due piani: quello delle condizioni meteorologiche, che riguardano gli eventi atmosferici nel breve termine, e quello del clima, che si occupa di andamento sul lungo termine. Ma oggi, un nuovo studio dei ricercatori del Politecnico Federale di Zurigo (ETH), pubblicato sulle pagine di Nature Climate Change, sembra rendere più più sfumata questa distinzione, mostrando che anche nelle condizioni meteo di un singolo giorno si possono leggere i segni dei cambiamenti climatici. Purché si tenga conto di una prospettiva globale e non locale.
Come spiegano i ricercatori guidati dal climatologo Reto Knutti, anche se in un singolo luogo si registrano temperature straordinariamente basse – come quelle di ottobre negli Stati Uniti – queste non smentiscono il riscaldamento globale. Se infatti in altre regioni fa contemporaneamente più caldo della media, l’alterazione viene compensata quasi totalmente.“Riconoscere i cambiamenti climatici nelle condizioni meteo giornaliere richiede una prospettiva globale, non regionale”, commenta Sebastian Snippel, tra gli scienziati del team.
Gli scienziati sono giunti a questa conclusione confrontando i modelli teorici relativi alle previsioni sul riscaldamento e sulla variabilità del clima, con le misurazioni reali delle temperature in diverse regioni. A partire dalla primavera del 2012, i ricercatori hanno trovato in ogni singolo giorno un segno dei cambiamenti climatici nelle misure globali. Se, infatti, a livello regionale i dati possono fluttuare ampiamente, i valori principali nel mondo hanno una variabilità molto ristretta. Ma non solo: se mettiamo a paragone in un grafico i valori globali delle temperature registrati dal 1951 al 1980 con quelli raccolti dal 2009 al 2018, le due curve a malapena si sovrappongono. Il cambiamento climatico, ancora una volta, non si nota tanto nei valori locali, ma è ben evidente in quelli globali nel confronto fra i due periodi.
“Le condizioni meteo globali forniscono informazioni importanti sul clima che potrebbero essere usate, per esempio, per studi più approfonditi per quantificare i cambiamenti nella probabilità di eventi meteorologici estremi, come le ondate di freddo eccezionali“, spiega Knutti. La ricerca è particolarmente importante per lo studio del ciclo dell’acqua, in cui le fluttuazioni naturali sono molto ampie sia da un giorno all’altro che nel corso degli anni. “In futuro, dovremmo essere in grado di riconoscere i cambiamenti e le tendenze climatiche indotte dall’essere umano anche misurando parametri più complessi rispetto alla temperatura, come le precipitazioni, difficili da rilevare usando le statistiche tradizionali” conclude il climatologo.
Riferimenti: Nature Climate Change
(Credits immagine: NASA’s Scientific Visualization Studio)
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