Alessandro Magno, Albert Einstein, Giulio Cesare, Napoleone Bonaparte e Winston Churchill: sono solo alcuni tra i grandi del passato che appartengono alla piccola percentuale di popolazione che utilizza la mano sinistra, la mano del diavolo. I mancini, insomma. Da anni la scienza si interroga su come questa caratteristica si sia mantenuta costante nei secoli (il rapporto è intorno a 9:1 in favore dei destrimani) e cosa ci sia dietro questo fenomeno. Stando a quanto emerso da una ricerca dell’Università di Vienna, pubblicata sulla rivista Cortex, la causa potrebbe essere collegata a una questione ormonale.
Ulrich Tran, Stefan Stieger e Martin Voracek hanno studiato circa 13.000 soggetti provenienti da Austria e Germania, osservando che, di questi, il 7,5% delle donne e l’8,8% degli uomini erano mancini, in linea con la statistica globale. Quello che, però, è saltato subito all’occhio degli scienziati è che le date di nascita dei maschi mancini non erano equidistribuite all’interno dell’anno. “Siamo rimasti sorpresi dal fatto che gli uomini mancini nati a novembre, dicembre e gennaio fossero di più di quelli nati nei restanti nove mesi. La media dei maschi mancini è circa dell’8,2 % mensile”, sottolinea Ulrich, “ma quella dei nati tra novembre e gennaio sale al 10,5%”.
Una differenza sostanziale che richiama la teoria dei neurologi americani Norman Geshwind e Albert Galaburda, formulata negli anni ’80, che riteneva il testosterone la causa del ritardo nella maturazione dell’emisfero sinistro del cervello, quello dominante per i destrorsi, favorendo così la formazione dell’emisfero destro (quello dominante per i mancini). Secondo la teoria di Geshwind e Galaburda il testosterone intrauterino, maggiormente presente nei feti maschili per la presenza di ormone autoprodotto (oltre a quello materno), sarebbe influenzato dalla luce del giorno che ne aumenterebbe ulteriormente il livello a discapito dell’emisfero sinistro. Di conseguenza, i bambini che nascono in inverno sono quelli che vivono per più tempo nella pancia delle proprie madri durante i mesi estivi, quelli, dunque, più soggetti all’azione del testosterone.
Riferimenti Cortex doi: 10.1016/j.cortex.2014.04.01
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