Categorie: SaluteVita

I neuroni che accendono e spengono la sete

Ci sono comportamenti che nel nostro cervello vengono codificati da specifici segnali di accensione e spegnimento, come la sete. Un team di ricercatori del Columbia University Medical Center (Cumc) ha appena scoperto infatti che esistono due gruppi specifici di neuroni nel regolare lo stimolo della sete: uno che lo accende, spingendoci a bere, e uno che lo spegne, spingendoci ad abbandonare il bicchiere d’acqua che abbiamo davanti una volta appagato il bisogno.

Come raccontano i ricercatori su Nature, da tempo si credeva che la sete fosse regolata da una zona, nota come l’organo subfornicale nell’ipotalamo. L’ipotesi però era che ci fossero due subgruppi di neuroni coinvolti nell’accendere e nello spegnere lo stimolo. Per capire se le cose stessero esattamente come creduto, i ricercatori del Cumc hanno pensato di utilizzare l’optogenetica, una tecnica che permette di controllare in maniera molto precisa l’attività cerebrale (meglio della più tradizionale elettrostimolazione, che finora, in questo tipo di esperimenti, aveva dato risultati discordanti). Con l’optogenetica, utilizzando delle molecole sensibili alla luce, è possibile attivare solo i neuroni che contengono quelle molecole e non altri limitrofi.

È grazie all’opotgenetica che i ricercatori hanno potuto identificare due tipi di neuroni nell’organo subfornicale che controllano la sete: i neuroni che portano a bere (del tipo CAMKII), e quelli che dicono invece quando smettere (i neuroni VGAT). Se infatti si attivano selettivamente i primi in alcuni topolini, questi, a prescindere dal fatto che siano o meno ben idratati, cominciano a bere e smettono non appena la luce (e quindi l’attivazione neuronale) viene spenta. Lo stimolo, come osservato dagli scienziati, era inoltre specifico solo per la sete (non veniva coinvolto per esempio quello della fame) e solo per l’acqua (non altri tipi di fluidi). Stessi risultati sono poi stati osservati per i neuroni VGAT: accendendoli infatti i topi, anche se assetati, smettevano immediatamente di bere.

“L’organo subfonicale è una delle poche strutture neurologiche che non sia bloccato dalla barriera emato-encefalica è completamente esposto alla circolazione” ha commentato Yuki Oka del Cumc, a capo dello studio: “Questo solleva la possibilità che sia verosimile sviluppare farmaci per gestire condizioni in cui è coinvolto lo stimolo della sete”, come casi di eccesso di sete odisidratazione.

Via: Wired.it

Credits immagine: Parthiv Haldipur/Flickr CC

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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