I rischi del consumo eccessivo di birra

I consumatori medi di birra possono dormire sonni tranquilli. Diverso invece il caso di chi supera il litro giornaliero. Senza considerare i problemi epatici derivanti dal consumo di alcol, oltre il litro al dì il livello di micotossine è nettamente superiore alla soglia consentita dal Comitato Scientifico dell’Alimentazione Umana (organizzazione a supporto scientifico della Commissione Europea). Lo suggerisce uno studio, pubblicati su Food Chemistry e condotto dai ricercatori dell’Università di Valencia in collaborazione con scienziati italiani del Consorzio Interuniversitario INBB e dell’Università di Napoli Federico II, che ha analizzato 154 marche di birra presenti sul mercato europeo.

In Europa si consumano mediamente 0,19 litri al giorno di birra, equivalenti a 70,1 kg di birra l’anno. Tra gli Stati Membri, l’Irlanda batterebbe tutti con 142,8 kg l’anno, seguita dai 136,6 della Repubblica Ceca e dai 107 dell’Austria. Dati medi che possono però nascondere anche consumi maggiori di quanto riportato. Con tutti i rischi derivanti da un consumo eccessivo.

Nel loro studio, i ricercatori hanno prestato attenzione agli eventuali rischi per la salute derivanti dall’assunzione di micotossine (come il deossinivalenolo e la HT-2) prodotte da funghi del genere Fusarium, presenti anche nella frutta secca. Generalmente il rischio di assumere troppe di queste tossine attraverso la birra è basso, ma diventa considerevole se si consumano alimenti che li contengono in quantità eccessive. Per esempio un litro di birra contiene circa 30 µg/L delle due tossine, una quantità non trascurabile, come spiega Houda Berrada dell’Università di Valencia, coautore dello studio: “Considerando solo il consumo pari a un litro al giorno delle marche di birra che hanno mostrato i più alti livelli di contaminazione, l’assunzione della micotossina deossinivalenolo sarebbe pari al 60% della quota massima consentita“. Ha spiegato Houda Berrada, coautore dello studio: “Prima di avere problemi legati alla tossicità delle micotossine, ne subentrano altri, come ad esempio patologie del fegato».

Riferimenti: Food Chemistry doi:10.1016/j.foodchem.2015.01.092

Credits immagine:naoK/Flickr CC

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