Produrre l’idrogeno in maniera pulita e soprattutto spendendo mille volte meno. Ci sono riusciti alcuni ingegneri della University of Wisconsin, a Madison, che hanno pubblicato il risultato su Science. I ricercatori, guidati da James Dumesic, hanno messo a punto un reattore per testare diversi composti chimici che catalizzano la produzione d’idrogeno, ovvero la rendono più veloce. Il reattore riceve in ingresso del glucosio, ovvero la fonte di energia usata da piante e animali. Questo si può estrarre dalla biomassa: per esempio fecola di patate, barbabietole da zucchero, rifiuti della lavorazione della carta, del legno, del formaggio e dei cereali. A certe temperature e pressioni e con certi catalizzatori, il glucosio viene convertito in idrogeno, anidride carbonica e altri sottoprodotti. L’anidride carbonica può essere riassorbita dalle stesse piante che vengono coltivate come carburante. L’idrogeno, quando viene utilizzato come fonte di energia, “brucia” ricombinandosi con l’ossigeno e producendo acqua. Il processo, dunque, è complessivamente “pulito”. Fra i catalizzatori della reazione spiccano per efficienza metalli come il platino e il nickel. Tuttavia il costoso platino aveva prevalso finora, perché quando si usa il nickel, si ha una significativa formazione, come sottoprodotto, di metano, un gas-serra. Utilizzando il reattore sperimentale, il gruppo di Dumesic ha testato 300 composti, individuando nel “nickel di Ramey” (che contiene dosi di alluminio e di stagno), il catalizzatore capace di eliminare l’inconveniente del nickel puro. Inoltre, la reazione non è solamente più economica di quella col platino e altrettanto pulita, ma dura a lungo (48 ore) e avviene a temperature più basse (225 gradi Celsius), consumando così meno energia. (m.ca.)