Il Blue Monday non esiste

Blue monday
(Foto: Sasha Freemind su Unsplash)

Non saremo più tristi del solito. Di cosa parliamo? Ma del Blue Monday, il fantomatico giorno più deprimente dell’anno. Una data inventata di sana pianta, ma di cui nonostante tutto si sente parlare ogni anno con cadenza regolarissima, soprattutto nelle media-sfera anglosassone. Cade ogni terzo lunedì di gennaio, come stabilito da un’inoppugnabile (si fa per dire, ovviamente) equazione sviluppata dallo psicologo inglese Cliff Arnall nel 2005, all’interno di un comunicato stampa del canale tv Sky Travel. Per il Blue Monday 2023, lunedì 16 gennaio,  non è il caso di fare grandi preparativi: non si tratta che di una trovata pubblicitaria, che negli anni – bisogna ammetterlo – si è rivelata di innegabile successo.

La storia del Blue Monday

Come dicevamo, l’origine del Blue Monday può essere fatta risalire ad un comunicato stampa diffuso nel 2005 da Sky Travel, un canale britannico dedicato ai viaggi e ai documentari. A identificare la data sarebbe stato lo psicologo Cliff Arnall, all’epoca impiegato in un istituto educativo alle dipendenze dell’Università di Cardiff, attraverso un’equazione da lui sviluppata a partire da una serie di parametri che permetterebbero di calcolare il giorno ogni anno la tristezza raggiunge l’apice. Che si tratti di una trovata pubblicitaria, priva di pretese di correttezza, dovrebbe essere chiaro con una semplice occhiata alla formula di Arnall. Nella prima versione, quella del 2005, aveva questa forma: {[W+(D-d)] xTQ} / (MxNa)

Le variabili sarebbero le seguenti: W = condizioni atmosferiche; D = debito; d = salario mensile; T = tempo trascorso dal Natale; Q = tempo trascorso dal fallimento dei propositi per il nuovo anno; M = livelli motivazionali bassi; Na = sensazione di una necessità di agire. Evidentemente (non dovrebbe servire dirlo), nessuna di queste variabili può essere definita rigorosamente, e quindi è impossibile utilizzare la formula per calcolare alcunché.

Come ricostruito in un articolo del Guardian del 2006 dal medico e divulgatore scientifico Ben Goldracre, Arnall non sarebbe in realtà neanche l’ideatore della pseudo formula. L’agenzia di comunicazione Porter Novelli avrebbe infatti contattato diversi psicologi, accademici e non, proponendo di prestare il proprio nome per il comunicato di Sky Travel dedicato all’identificazione del giorno più deprimente dell’anno. E Arnall sarebbe semplicemente l’unico tra i candidati ad aver accettato di stare al gioco.

Le polemiche

Che il Blue Monday non sia una data reale, lo abbiamo visto, dovrebbe essere chiaro più o meno a tutti. Nonostante questo, negli anni non sono mancate le critiche alla trovata di Arnall. Meritate, probabilmente, almeno per quanto riguarda la scelta di identificare un “giorno più deprimente dell’anno”. Tristezza e depressione, infatti, non sono assolutamente sinonimi. E se il primo è un concetto quotidiano, parte della vita di tutti. Il secondo è ben diverso: la depressione è una patologia vera e propria, che ha un effetto devastante sulla vita di chi ne soffre. E che andrebbe quindi trattata con il dovuto rispetto. Bollare anno dopo anno un certo giorno come “il più deprimente dell’anno” rischia invece di banalizzare la sofferenza di chi lotta realmente con la depressione. Per chi soffre di disturbi dell’umore, può essere addirittura motivo di ansia e agitazione. E persino un innesco che può generare un peggioramento della malattia: una profezia che si auto-avvera, e spinge a sentirsi di cattivo umore in quello che ci è stato presentato come il giorno più deprimente dell’anno.


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Il giorno più felice

Se i giorni tristi sembrano quindi imprevedibili, e disseminati purtroppo lungo tutto l’anno, non è detto che lo stesso si debba dire anche dei giorni felici. In effetti, una ricerca di qualche anno fa ha provato ad analizzare la presenza di qualche pattern regolare nell’andamento settimanale dell’umore degli americani. E se i risultati confermano che non esiste (neanche nell’arco della settimana) un giorno in cui il cattivo umore tende ad essere più comune, parlando di buonumore la situazione è differente: il venerdì e lungo tutto il weekend sembra sia molto più comune. Merito del tempo libero? Della sveglia che suona più tardi e ci regala qualche ora di sonno in più? O è colpa del lavoro e dell’effetto negativo che ha sull’umore durante il resto della settimana? Non è dato saperlo, ma ciò non toglie che festivi e pre-festivi a quanto pare sono i giorni più felici della settimana.

Sul tema a dirla tutta si era espresso in passato anche il nostro Arnall. La sua formula per il giorno più felice dell’anno, sviluppata in questo caso per la Walls ice cream, è la seguente: [(O+NxS)+Cpm] / (T+He), in cui O esprime l’importanza di trascorrere il tempo all’aperto; N il contatto con la natura; S il potenziale per interazioni sociali; Cpm i piacevoli ricordi d’infanzia; T la temperatura e He l’eccitazione per le vacanze. Risultato: il 18 giugno sarebbe il giorno più felice dell’anno. Anche in questo caso, da prendere con le pinze, ovviamente.

Via: Wired.it

Credits immagine: Sasha Freemind su Unsplash