Il continuo esercizio del comunicare

Gerry T.M. Altmann
La scalata di Babele
Feltrinelli, 2001
pp.284, £50.000 (25,82 euro)

Giocare con le parole non è un gioco da ragazzi. Ma spesso non ce ne accorgiamo.Come si impara a parlare? Quando iniziamo ad apprendere la lingua? Di cosa è fatto in realtà quell’insieme di gesti, suoni, espressioni e intonazioni che chiamiamo linguaggio? A queste e ad altre domande risponde lo psicologo britannico Gerry Altmann nel suo “La scalata di Babele”. Lettere, parole, simboli, significati e significanti uniti nel brodo della cultura che ci accoglie dalla nascita sono il terreno sul quale la nostra mente impara a destreggiarsi con le diverse forme di linguaggio. Iniziamo ad attribuire significati diversi già ai primi rumori cacofonici che sentiamo dalla pancia materna a pochi mesi dal concepimento. Poi, ormai venuti al mondo, sappiamo dire sì o no anche senza saper parlare. Perché il linguaggio non è necessariamente una lingua, ma sono tanti modi diversi di comunicare. I bambini più piccoli spesso entrano in contatto col mondo con un loro linguaggio, che poi adattano progressivamente fino a renderlo uguale alla lingua e ai gesti usati dagli adulti. Si inizia col conoscere sempre più parole singole, per poi attribuire loro il giusto significato, fino a ordinarle in modo sempre più armonico secondo le regole della grammatica. Tutto ciò e molto altro segue nella nostra mente precisi percorsi e regole che la psicolinguistica, la branca della psicologia che li studia, sta ancora cercando di decifrare appieno. Altmann, esponente di questa scienza giovane (ma con nobili origini nella cultura greca antica) sorta (o risorta) a metà del XX secolo, introduce i suoi lettori alla scoperta dell’affascinante rapporto esistente tra la mente e il linguaggio. Alcune nostre capacità di linguaggio sono sicuramente innate, altre le apprendiamo con l’esperienza. Attraverso il continuo “esercizio del comunicare” il nostro cervello sviluppa abilità che permettono a ciascuno di usare la lingua con grandissima dimestichezza e naturalezza: nell’interazione tra corpo, cervello e ambiente si estrinseca il complesso meccanismo dell’uomo “comunicatore”.

“La scalata di Babele” si apprezza per la scorrevolezza e per il suo rigore scientifico abbinato a un linguaggio semplice e agli esempi tratti dalla quotidianità. Si propone al lettore profano come agli studenti universitari come un’introduzione alla psicolinguistica. Nonostante la facilità di lettura non manca di soffermarsi in alcuni capitoli sui complessi meccanismi di funzionamento del cervello, sui disturbi del linguaggio e infine sui moderni linguaggi artificiali. Un solo difetto (comune purtroppo alla letteratura scientifica): al prezzo di 50.000 non sarà alla portata di moltissime tasche.

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