Una lavatrice, uno stereo, due centinaia di bottiglie di plastica, lattine, scarpe, oggettistica varia. Siamo sui fondali di Cala Cupa, all’Isola del Giglio, nelle acque elette Santuario dei Cetacei. L’elenco dei reperti è stato stilato dai volontari di Greenpeace, dopo una perlustrazione eseguita lo scorso 5 settembre in seno alla Campagna Mare.
Ora, tra le praterie di posidonia, le gorgonie e le spugne si estendono le discariche di fine estate. Sebbene, infatti, questa sia un’area marina protetta, non è in vigore alcuna regola specifica contro l’inquinamento né per limitare il traffico marittimo. La normativa internazionale vieta, ovviamente, l’abbandono di rifiuti dalle imbarcazioni, ma qui non si effettuano controlli, come denuncia l’associazione ambientalista.
I rifiuti sono stati prelevati dai fondali e differenziati, grazie anche alla collaborazione del Dinving Isola del Giglio e del Comune dell’isola. Gli attivisti hanno poi documentato i danni alle zone protette anche dagli ancoraggi impropri delle imbarcazioni, che potrebbero essere facilmente evitati con il posizionamento di boe e controlli (guarda la gallery su Galileo Flickr).
“Il prossimo mese saranno passati dieci anni dalla legge con cui l’Italia sanciva la creazione del Santuario dei Cetacei (vedi Galileo, “Il santuario di carta“). È ora che il Ministero dell’Ambiente, insieme alle Regioni che si affacciano sull’area, mettano in atto un preciso piano di gestione per tutelare l’ambiente e gli interessi delle comunità locali, come quella del Giglio, che dalle sue ricchezze dipendono”, ha concluso Greenpeace.
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