Il mistero delle armi tedesche, una storia poco credibile

Luigi Romersa non è uno storico di professione e questo volumetto raccoglie le memorie di un suo viaggio del settembre 1944 intrapreso per visitare la stazione missilistica di Peenemünde sul Mar Baltico, e conoscere i segreti delle nuovi armi di Hitler nella Germania nazista. Romersa avrebbe inoltre assistito a un “test atomico” condotto nella vicina isola di Rügen; un fatto questo che renderebbe le sue memorie molto importanti.

La storia della bomba atomica tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale rimane ancora un mistero nonostante la mole di saggi storici sull’argomento. Lo ha recentemente confermato un lavoro dello storico tedesco Rainer Karisch, in cui si sostiene che i tedeschi fossero ben più avanti di quanto finora sospettato nel progetto per la costruzione di un ordigno nucleare, e che forse avevano persino testato una bomba “sporca” contenente piccole quantità di uranio in Turingia nel 1945. Tuttavia, questo saggio prende spunto dal libro di Karisch per descrivere in maniera piuttosto inaccurata lo sviluppo della ricerca bellica in Germania. Oltre la mancanza di note e bibliografia, ci sono alcuni aspetti di questo libro che il lettore giudicherà piuttosto contraddittori, e altri che invece sconfinano nel revisionismo storico.

L’opacità della fonte

Innanzitutto non c’è alcuna chiarezza sul ruolo di Romersa negli episodi che descrive. L’introduzione al saggio lo presenta come un “inviato di guerra” che lavorava per il Messaggero e il Corriere della Sera. Ma Romersa fu inviato in missione in Germania da Mussolini in persona negli anni bui della Repubblica di Salò. Inoltre, la nota ufficiale che fu inviata a Mussolini al rientro dalla Germania lo descrive come il “Tenente” Romersa facendo sorgere il dubbio che forse Romersa fosse qualcosa di più che un semplice giornalista. Tuttavia in questo libro non c’è traccia della vera identità (e responsabilità) dell’autore.

Le armi segrete di Hitler

In secondo luogo, la storia del test atomico di cui Romersa sarebbe stato testimone è qui utilizzata per dire che la Germania perse la guerra solo a causa della miopia di Hitler, il quale ignorò o rifiutò i piani degli scienziati tedeschi. Altrimenti le loro armi avrebbero consentito alla Germania di vincere la guerra molto rapidamente. L’elenco di armi citate da Romersa è certamente impressionante: nuovi aerei a reazione, le V1 e le V2, la “bomba disintegratice” o atomica, e aerei dalla forma di dischi volanti. Ma la tesi storiografica è del tutto strampalata.

Anche gli studi recenti di Karisch e altri confermano che anche se le ricerche sull’atomica fossero state completate, esse non avrebbero cambiato il corso della guerra. Di queste armi, il volume ignora gli effetti devastanti, soprattutto il fatto che si trattasse di armi costruite al fine di colpire principalmente la popolazione civile. A questa tesi Romersa inoltre associa una descrizione piuttosto irritante del ruolo che militari italiani (e repubblichini) avrebbero avuto. A Peenemünde, per esempio, fu inviata una sezione speciale di “nebbiogeni”.

Agiografia del principe golpista

E se i generali scienziati tedeschi pensavano di non essere poi così lontani dal vincere la guerra, gli italiani non erano da meno, visto che nel 1943 pensavano di attaccare gli Stati Uniti con aeroplani o con sommergibili. Chiariamoci: non per far danni – dice Romersa – ma solo per dimostrare che “l’America possiamo raggiungerla quando vogliamo”. Autori dell’impresa sarebbero stati vari generali tra cui il poi golpista Junio Valerio Borghese (che tuttavia Romersa qui dipinge come il “due volte principe”). Romersa ricorda benissimo queste imprese, ma dimentica invece che mentre i nostri generali pianificavano imprese transatlantiche e nebbiogene, il paese era allo stremo, mentre treni carichi di deportati per i campi di concentramento partivano dalle città italiane. Se sono forse perdonabili alcune dimenticanze e la ricostruzione un po’ ‘retrò’, meno giustificabile sembra invece che, nella prefazione al volume, si dica che i generali italiani avrebbero provveduto a salvare l’“onore d’Italia” ben prima della Resistenza, lamentandosi quindi che le loro gesta non siano insegnate a scuola.

Reinterpretare la storia sia attraverso fonti orali che scritte è una cosa importantissima (anche per la formazione scolastica). Ma reinterpretarla al solo fine di esaltare le gesta dei protagonisti è deleterio, specialmente se questi sembrano essere solo un manipolo di guerrafondai.

Il libro

Luigi Romersa
Le armi segrete di Hitler
Ugo Mursia Editore, 2005
pp.176, euro 11,20

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