Categorie: Spazio

Il più grande spettacolo della Via Lattea

Se è vero che al centro di ogni galassia c’è un buco nero, e che anche la nostra non fa eccezione, è anche vero che la sorgente Sagittarius A* – oggetto supermassivo nel bel mezzo della Via Lattea – non ha mai dato agli astrofisici particolari soddisfazioni. Le emissioni di radiazione elettromagnetica dell’oggetto sono sempre state poche e di breve durata. Tuttavia, tutto questo potrebbe presto cambiare. Secondo uno studio pubblicato su Nature, infatti, una nube di materia si sta velocemente avvicinando al buco nero: l’interazione tra i due corpi celesti dovrebbe regalare agli scienziati uno spettacolo senza precedenti che potrebbe finalmente svelare molti dei segreti di questi misteriosi oggetti da cui nulla, nemmeno la luce, può scappare. 

Gli strumenti del Max Planck Institute in Germania e dell’università della California di Berkeley – da cui provengono i team che hanno condotto lo studio – sono puntati verso il buco nero della nostra galassia ormai da un decennio. Ma in tutto il periodo di osservazione le emissioni di Sagittarius A*, seppure rilevabili, sono state eccezionalmente basse, poco intense e dalla durata di qualche minuto o al massimo di poche ore ogni volta. “Il nostro è un buco nero estremamente buio”, scrivono i fisici nello studio, con un velo di ironia. Una bassa quantità di emissioni è infatti qualcosa di strano per un buco nero molto grande, come quello che si trova al centro della nostra galassia. 

Quando si avvicina all’ orizzonte degli eventi di uno di questi corpi celesti (ovvero al punto superato il quale qualsiasi particella è costretta dalla gravità a cadere verso il nucleo centrale) la materia si riscalda, emettendo grandi quantità di energia elettromagnetica. E gli astrofisici riconoscono la presenza di un oggetto supermassivo al centro di un sistema stellare, controllando proprio le emissioni di radiazione, a partire da quelle radio arrivando fino ai raggi gamma. Ed è questo che sono pronti ad osservare gli astrofisici nei prossimi anni, puntando i telescopi verso il centro della Via Lattea. 

I ricercatori tuttavia non sanno esattamente cosa aspettarsi. L’oggetto che si sta avvicinando al buco nero è grande quanto il Sistema solare ma la materia in esso contenuta ha una massa solo di circa tre volte quella della Terra; la temperatura media è piuttosto bassa (circa 550K, ovvero meno di 280°C), ma la luminosità è circa cinque volte quella del Sole. Un oggetto particolare, il cui comportamento gli scienziati non sanno prevedere. 

A seconda delle forze gravitazionali che entreranno in gioco, dunque, gli astrofisici prevedono diversi scenari. La nube potrebbe rimanere compatta, seppur schiacciata lungo l’orbita che la porterà ad avvicinarsi al buco nero, e in questo caso potrebbe verificarsi un unico lampo di raggi X.

Oppure, se le forze in gioco non sono abbastanza forti da tenere insieme tutta la materia, il gas potrebbe dividersi in nubi più piccole, in questo caso le emissioni sarebbero del tutto variabili, a seconda della grandezza dei “frammenti” di nube. Oppure, ancora, se le porzioni di nube si disporranno in un certo modo lungo il disco di accrescimento (l’anello di materia che si forma intorno alla sorgente del campo gravitazionale), potrebbe non succedere nulla per lungo tempo per poi verificarsi un enorme brillamento tra qualche anno, formando uno dei jet relativistici di cui si sa così poco. 

In ogni caso, i ricercatori sono convinti di scoprire ben presto quale sia lo spettacolo reale che verrà registrato dai loro strumenti. “La velocità intrinseca della nube è più che triplicata negli ultimi otto anni, e dal 2008 al 2011 abbiamo visto che sta aumentando ancora di più lungo la linea orbitale. Pian piano il gas sta cambiando forma: prima era sferico, ma ora si sta comprimendo sempre di più, schiacciandosi ed allungandosi”, spiegano nello studio. Come una specie di proiettile, insomma, che punta direttamente a Sagittarius A*. E che, secondo gli scienziati, raggiungerà il bersaglio entro la metà del 2013. 

Via wired.it 

Credit immagine: NASA/CXC/MIT/F. Baganoff, R. Shcherbakov et al. 

Laura Berardi

Dopo essersi laureata in fisica presso Sapienza Università di Roma con una tesi in Meccanica quantistica, ha deciso di dedicarsi alla comunicazione scientifica: ha frequentato il Master SGP e si è diplomata nel 2011 con una dissertazione su scienza e mass media, nello specifico sul tema della procreazione medicalmente assistita. Oggi è redattrice scientifica a Quotidiano Sanità, collabora con Galileo e Sapere e scrive per Wired.

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