Il primo orso polare era una irlandese

Il mantello bianco, le grandi dimensioni e l’abilità nel nuoto dell’orso polare (Ursus maritimus) sembrerebbero avere poco a che fare con il pelo scuro, la piccola statura e le doti di scalatore dell’orso bruno (U. arctors). Eppure, la Eva degli attuali plantigradi artici apparteneva proprio a una popolazione irlandese di orso bruno, estintasi nove mila anni fa. Sono arrivati a questa conclusione i biologi della Penn State University (USA) e del Trinity College di Dublino (Irlanda) che hanno ricostruito in parte la storia evolutiva dell’orso bianco. 

Grazie agli studi di genetica, gli scienziati sanno da tempo che le due specie, discendenti da un antenato comune, si sono incrociate più volte tra loro: “Di solito questo accade quando i cambiamenti climatici spingono gli orsi a invadere i rispettivi territori, alla ricerca di un ambiente più favorevole”, spiega Beth Shapiro, capo della ricerca appena pubblicata su Current Biology. “Quando queste specie vengono a contatto, ci sono poche barriere a ostacolare il loro accoppiamento”. Il fenomeno (detto ibridazione) è dimostrato dalla presenza di Dna appartenente all’orso bruno nel genoma dell’orso polare. 

Partendo da questo presupposto, il gruppo di scienziati ha voluto esaminare il Dna mitocondriale di questi animali, una porzione del genoma che si trasmette esclusivamente da madre a figlio. Questa analisi permette di verificare discendenze e legami di parentela tra popolazioni appartenenti anche a specie diverse, e di determinarne le migrazioni. Utilizzando i campioni genetici di oltre settanta individui di orso bruno e orso polare, vissuti negli ultimi 120 mila anni in tutto l’emisfero boreale, gli scienziati hanno poi ricostruito gli alberi filogenetici (una sorta di genealogia) delle due specie. 

I dati raccolti dal team mostrano dunque come nel corso della sua storia evolutiva, proprio a causa dei cambiamenti climatici, l’orso polare abbia dovuto affrontare numerose migrazioni nelle terre intorno al mar Glaciale Artico. Questi spostamenti avrebbero favorito l’incontro e l’incrocio con diverse popolazioni di orso bruno, con cui avrebbero condiviso, almeno temporaneamente, l’ambiente e i geni. In questo senso, lo studio suggerisce che l’antenata dell’attuale specie artica sia appartenuta a una popolazione di orso bruno un tempo presente nel territorio di Irlanda e Gran Bretagna, e non, come ipotizzato in precedenza, nelle isole Admiralty, Baranof e Chicacof dell’arcipelago Alexander, in Alaska. L’ibridazione, stando ai risultati, sarebbe avvenuta tra i 51 e i 20 mila anni fa, durante l’ultima glaciazione

Anche oggi, a causa dello scioglimento dei ghiacci, le due specie entrano sempre più spesso in contatto, tanto che diversi individui ibridi sono stati segnalati negli ultimi anni. Secondo i ricercatori, i risultati dello studio suggeriscono che il loro incrocio sia più comune di quanto si pensi, e potrebbe essere il meccanismo grazie al quale questi animali sopravvivono negli ambienti ostili. “Per questo motivo – suggerisce Shapiro – si dovrebbero riconsiderare le azioni di conservazione, focalizzandosi non solo sull’orso polare ma anche sugli ibridi”. 

Qui il lin alla mappa interattiva di diffusione

Riferimento: doi:10.1016/j.cub.2011.05.058 

Via wired.it

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