L’area del cervello addetta all’elaborazione dei suoni partecipa anche alla ricezione degli stimoli visivi. E’ quanto emerge dallo studio condotto da un gruppo di scienziati del Dipartimento di scienze cognitive e cerebrali del prestigioso Massachusetts Institute of Technology di Cambridge, negli Stati Uniti. Pubblicata su Nature, la scoperta apre ora nuove prospettive per la cura della cecità e di altri danni del cervello: “Se la cecità è dovuta alla perdita della ‘corteccia visuale’ – afferma Mriganka Sur, direttore del Dipartimento del Mit – altre aree cerebrali possono prenderne il posto e svolgere la stessa funzione”. Studiando la risposta ai segnali visivi nei furetti, i ricercatori hanno infatti riscontrato una relazione tra gli stimoli ricevuti dall’occhio e la zona del cervello responsabile dell’udito. Nonostante la ricerca sia stata finora limitata agli animali, Sur ritiene probabile che, in futuro, si possano ripristinare anche nell’uomo funzioni cerebrali andate perdute. Lo studio mostra anche che nelle persone cieche dalla nascita, la corteccia visiva – che non viene utilizzata – espleta altre funzioni, incrementando così l’efficienza degli altri sensi come tatto e udito. “Non esiste alcun fattore genetico – spiega Sur – che vincoli la corteccia a fare una e una sola cosa. Gli input esterni possono modificare le funzioni del cervello”. Il problema ancora aperto, secondo lo scienziato americano, è invece capire come collegare l’occhio alle nuove aree della corteccia cerebrale. (m.be.)
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